Briciole di natura

Si chiama Domenica delle Palme, ma viene distribuito l'ulivo: scopriamo il perché

Perché, se si chiama Domenica delle Palme, ai fedeli vengono distribuiti rami d’ulivo? Facciamo un passo indietro e, per prima cosa, cerchiamo di capire che tipo di albero è l’ulivo.

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Di tutto il calendario della fede cattolica, il momento legato alla Pasqua è uno dei più importanti, ed in particolar modo quello della Settimana Santa, che inizia con la Domenica delle Palme e culmina con la celebrazione della Veglia Pasquale nella notte tra sabato e domenica. Ma perché, se si chiama Domenica delle Palme, ai fedeli vengono distribuiti rami d’ulivo? 

Facciamo un passo indietro e, per prima cosa, cerchiamo di capire che tipo di albero è l’ulivo. L’ulivo (Olea europaea) è una latifoglia sempreverde con radici molto estese e superficiali, che le garantiscono una buona presa anche su terreni rocciosi. L’etimologia del genere deriva da "elaía", nome greco dell’olivo, mentre per l’epiteto specifico (europaea) è facile intuire che sia legato alla sua distribuzione.


Pianta di origine mediterranea, ha il suo areale originario sulle coste dei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. È un albero che ama ambienti termofili (quindi caldi e riparati dal vento) ed è eliofila (predilige ambienti aperti, arieggiati e ben soleggiati), si trova bene in territori dai climi secchi, aridi e asciutti ed è sensibile alle basse temperature. È anche specie ben tollerante la salinità, tant’è che è possibile trovare coltivazioni anche nei pressi delle coste: infatti è possibile incontrarlo dal livello del mare fino a 900 m.


Sono più controverse, invece, le opinioni che riguardano le origini delle varietà coltivate: si pensa infatti che queste siano frutto di un’accurata selezione e successiva propagazione vegetativa, ottenuta dall'olivo selvatico o Olivastro, pianta diffusa allo stato selvatico e spontaneo nella fascia costiera più calda dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L'Olivastro è spinoso e con foglie più corte ed è spesso impiegato come portainnesto (cioè  la parte radicale ed i primi cm del fusto, su cui viene innestata la pianta della quale si vogliono ottenere i frutti/fiori): questa pratica, diffusa non solo per l’ulivo, ma per tante altre piante da frutto o per le rose, è utilizzata in quanto i portainnesti appartengono a specie o varietà molto più robuste e adattabili rispetto a quelle che si desidera coltivare, garantendo quindi maggior probabilità di successo.


L’attività vegetativa dell’ulivo è prolungata e, a parte una fase di riposo variabile da 1 a 3 mesi a seconda della rigidità del clima, già a febbraio la pianta inizia ad emettere nuova vegetazione, fino alla fase della cosiddetta mignolatura, cioè la produzione di germogli raggruppati in infiorescenze a forma di grappolo (le mignole, appunto). Successivamente si assiste alla fioritura (fino a metà giugno, in base al territorio di coltivazione) e poi all’allegagione (cioè la fase iniziale dello sviluppo dei frutti). La percentuale dei fiori che in seguito all’impollinazione (anemofila, cioè dovuta all’azione del vento) darà frutti è bassissima, poco superiore al 2%.


Per tutta l’estate e l’autunno si avrà l’accrescimento dei frutti e l’indurimento del nocciolo. Da ottobre a dicembre, a seconda del luogo di coltivazione, si assiste all’invaiatura, cioè al viraggio di colore delle olive dal verde al viola-nero; ecco svelato il motivo del duplice colore delle olive: non sono due varietà diverse, ma lo stesso frutto raccolto in periodi diversi. Le olive coltivate si classificano in tre gruppi: da olio (quello più pregiato è l’olio extravergine), da mensa e a duplice attitudine (idonee sia per la spremitura sia per il pasto).


L’ulivo ha un rapporto molto stretto e antico con il genere umano. Coltivato in Medio Oriente fin dai tempi antichi (sono stati rinvenuti frantoi risalenti al 5000 a.C.), era parte integrante della dieta di Greci, Egizi e delle popolazioni mediterranee. Leggenda vuole che il primo ulivo sia nato in seguito ad una sfida fra Atena e Poseidone, che vollero offrire il dono più bello al popolo: Zeus sarebbe stato il giudice della gara. Poseidone, colpendo con il suo tridente il suolo, fece sorgere il cavallo più potente e rapido, in grado di vincere tutte le battaglie, mentre Atena colpì la roccia con la sua lancia e fece nascere dalla terra un albero bellissimo, il primo albero di ulivo. Zeus decretò vincitrice Atena, che creò una pianta in grado di fornire olio per illuminare la città e olive per sfamare il popolo.


Ma l’ulivo è pianta simbolica anche nella tradizione cristiana, con più di 25 citazioni bibliche per l’albero, oltre a 160 per l’olio: è portato dalla colomba che ritornò da Noè dopo il diluvio, è nell’Orto del Getsemani dove Gesù si recò a pregare la notte del suo arresto ed è verosimile che fosse tra le mani della folla che accolse Gesù al suo ingresso in Gerusalemme, pochi giorni prima che fosse crocefisso. È proprio questo racconto che viene celebrato durante la Domenica delle Palme, episodio che rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la “festa delle Capanne”, in occasione della quale i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme, salendo al tempio in processione e portando in mano il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, simbolo della bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio.


Ma allora perché noi siamo soliti benedire e distribuire ai fedeli fronde di ulivo anziché di palma (pianta esplicitamente citata nel passo del Vangelo di Giovanni che racconta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme)? Semplicemente perché in molti Paesi dove viene celebrata la festa non è presente l’albero della palma, mentre invece è molto diffuso l’ulivo che, come abbiamo precedentemente visto, ha un forte simbolismo religioso. Ad avvalorare questa spiegazione basti pensare che nei paesi nordici, dove non hanno uliveti, al posto dell’ulivo si utilizzano foglie e fiori intrecciati.


Appendete quindi un rametto di ulivo sopra l’uscio: sarà simbolo di pace e accoglienza per chi varcherà la soglia della vostra casa.
 


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