Briciole di natura

Un invadente vicino di casa: la tortora dal collare

La Tortora dal collare (Streptopelia decaocto) è una specie sedentaria, originaria dell’Asia centrale

Nella foto di Riccardo Raggi la tortora dal collare

In questo periodo sono indaffarate, tutte prese dalla costruzione del nido che ospiterà la femmina in cova: stiamo parlando della Tortora dal collare, uccello diffusissimo nelle nostre città, che in questo momento è nel pieno della stagione riproduttiva. La Tortora dal collare (Streptopelia decaocto) è una specie sedentaria, originaria dell’Asia centrale. È caratterizzata da una spiccata dispersione giovanile, a cui si deve, con tutta probabilità, il rapido ampliamento dell’areale originario, già a partire dal secolo scorso. Il suo areale di distribuzione infatti va dal Nepal e India, Pakistan e Afghanistan, fino all’Arabia settentrionale, Medio Oriente, Nord Africa ed Europa. In Cina, Corea e Giappone è stata invece introdotta dall’uomo. In Italia la prima nidificazione accertata è del 1947, a cui è seguita una rapidissima espansione.

Molto legata agli ambienti antropizzati, nidifica spesso vicino agli edifici e alle strutture umane, in centri urbani con parchi, giardini, orti e viali alberati, in ambienti rurali con cascinali e ville con alberi ornamentali. Localmente frequenta pinete litoranee, boschi di latifoglie, frutteti, vigneti, pioppeti. Nelle zone periferiche, quando sono presenti elevate disponibilità di cibo, raggiunge densità elevate. È un uccello di taglia media e dalla silhouette allungata, lungo circa 30 centimetri e con un’apertura alare che si aggira attorno ai 50 centimetri. Dall’aspetto piuttosto elegante, la si riconosce abbastanza facilmente per via della sua coda lunga e il piumaggio chiaro; caratteristico è lo stretto collarino semicircolare nero ai lati del collo, tutto marginato di bianco. Il suo piumaggio è di un color grigio-beige chiaro, il color tortora appunto, piuttosto uniforme, con toni più nocciola-sabbia sul mantello e tinte grigio-ceruleo pallido sulla parte anteriore delle ali. Le penne timoniere (quelle della coda) hanno un’ampia banda bianca all’apice, che risulta particolarmente evidente quando la coda viene aperta, mentre quando è chiusa, da sotto, appare quasi tutta bianca. L'occhio è scuro e contrasta con il capo chiaro. 

I sessi sono simili ma, rispetto alla femmina, il maschio in media ha toni più rosati sul petto e un leggero riflesso ceruleo su capo e collo. Nei giovani possiamo riscontrare l’assenza del collarino nero e piumaggio più slavato, con toni di bruno più smorti. Durante la fase di corteggiamento il maschio esegue una serie di inchini ritualizzati rivolti alla femmina, abbinati all’emissione del richiamo. Si possono anche osservare i voli territoriali, caratterizzati da una rapida ascesa, con un battito alare sonoro, seguito da una discesa in planata spesso a spirale, con le ali distese, la coda aperta e l'emissione di un tipico richiamo. Durante la nidificazione, la Tortora dal collare diventa molto aggressiva ed i maschi, oltre ai voli territoriali, difendono dagli intrusi le zone scelte per la nidificazione, fronteggiandosi da posatoi o sul terreno, con posture antagoniste, per arrivare a scontrarsi con furibonde zuffe, dandosi colpi d'ala e di zampe e facendo "braccio di ferro" con il becco.

Il legame di coppia è in prevalenza monogamo ed entrambi i genitori provvedono alla cova ed allo svezzamento della prole.  Il periodo di riproduzione trova il suo picco tra febbraio e settembre, con tre covate annue, anche se la femmina può deporre tutto l'anno, fino a raggiungere le 5-6 covate. Costruisce un rozzo nido di rami sugli alberi, ma a volte anche su manufatti (piloni metallici, impalcature, tettoie, antenne TV, vasi di balconi ecc.): depone 1-2 uova, che cova per circa 2 settimane. I pulcini, che nascono ad occhi chiusi e sono ricoperti da un rado piumino, sono alimentati da entrambi i genitori col secreto caseoso prodotto dalla mucosa interna del gozzo (“latte di piccione”); i giovani si involano a 17-22 giorni dalla schiusa.  Si nutrono di semi, granaglie, frutti ed altre sostanze vegetali, che ricercano soprattutto camminando lentamente sul terreno, anche in gruppi piuttosto numerosi.

L’etimologia del nome generico “Streptopelia” trae origine dall’antico greco: deriva infatti da “streptos” = collare e “peleia” = tortora, appunto per il semi-collare che le disegna il collo; il nome specifico “decaocto” ha invece una radice mitologica. La storia racconta di una serva dell’antica Grecia che lavorava instancabilmente tutti i giorni, effettuando i lavori più umili e faticosi, e ricevendo come paga solo 18 pezzi di moneta all’anno. Le sue dolorose e ininterrotte lamentele furono ascoltate dagli Dei che, per liberarla dalla sua condizione di serva, la tramutarono in un uccello, che avrebbe però ripetuto il medesimo e lamentoso canto per ricordare le vicissitudini in vita. “Decaocto” deriva dall’unione dei due termini latini “deca” = dieci e “octo” = otto, quindi diciotto, per ricordo di quelle 18 monete. 
Prestando attenzione al suo canto, si noterà che il suo verso contempla la ripetizione della terzina “ku-kùùùù-ku”, accentata sul secondo suono, ripetuta per sei volte, per un totale di 18 sillabe: le avete mai contate?
 


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