Briciole di natura

Un fiorellino delicato, discreto e ubiquitario: la Veronica comune

La Veronica comune (Veronica persica) è pianta erbacea annua, appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae (sebbene la sua collocazione tassonomica sia stata modificata varie volte e, ancor oggi, sia oggetto di dibattito)

Nella foto la Veronica persica

C’è un fiorellino molto delicato ed estremamente diffuso, che già da settimane (causa anche le temperature di questo matto inverno) sta letteralmente tappezzando giardini, aiuole, prati e suoli di ogni tipo, dalla pianura fino alle quote più alte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: si tratta della Veronica comune, conosciuta anche con il nome di “Occhi della Madonna”.

La Veronica comune (Veronica persica) è pianta erbacea annua, appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae (sebbene la sua collocazione tassonomica sia stata modificata varie volte e, ancor oggi, sia oggetto di dibattito). È una pianta che, come l’Ortica, cresce preferibilmente in suoli ricchi di nitrati ed è molto comune, in particolar modo nelle aree antropizzate. È stata introdotta in Europa dalla Persia (in Italia è arrivata durante il 19° secolo) come specie erbacea che cresce spontaneamente nei terreni coltivati o ai margini di essi: col tempo è stata considerata infestante dei luoghi erbosi, pascoli, orti, incolti e coltivi. In Italia la sua distribuzione va dal livello del mare fino a circa 1800 metri.

La Veronica comune ha altezza variabile fra i 5 e i 50 centimetri, con sottili radici fascicolate assai tenaci e un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. La parte aerea del fusto è prostrata e densamente pubescente, con steli deboli ripiegati al suolo che formano spesso una copertura intensa nei prati incolti.
Le piccole foglie, di forma ovale/lanceolata, sono disposte in modo opposto, con 2 - 5 coppie, e sono brevemente picciolate; hanno bordi più o meno seghettati, con una superficie scarsamente pelosa. Di colore verde-scuro, quando si seccano si anneriscono. 

I fiori sono muniti di 4 petali, di cui 3 azzurri con striature più scure, e uno solitamente più sbiadito e di dimensione più piccola: nascono laterali all'ascella delle foglie e sono portati da lunghi peduncoli. Nelle giornate nuvolose, con poca luce, non si schiudono. La fioritura va da gennaio a dicembre. L’impollinazione avviene grazie agli insetti (api in particolare), specialmente nel periodo tardo-invernale, quando non ci sono altre fioriture importanti concomitanti, mentre la dispersione dei semi, che cadono a terra dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento (disseminazione anemocora), sono in seguito trasportati dagli insetti, spesso formiche (disseminazione mirmecoria).

È considerata una pianta officinale con proprietà toniche, aperitive, digestive, espettoranti e diuretiche, contenente un discreto quantitativo di vitamina C.
Curiosa e molteplice è l’etimologia del nome: la tradizione vuole che il termine generico “Veronica” sia associato a Santa Veronica, la donna che secondo la tradizione cristiana diede a Gesù un panno per asciugarne il volto sulla via del Calvario. Questo collegamento sembra dovuto sia al periodo di fioritura delle varie specie, concomitante con il periodo della Settimana Santa, sia da alcune macchie e segni sui petali della corolla di questo fiore, che sembrano assomigliare a quelli del sacro fazzoletto della pia donna. Anche lo stesso nome Veronica è sia il nome della donna (adattamento del greco Berenice) sia il nome della reliquia, in assonanza con il latino “vera icon” o l'arabo "viru-niku" = immagine vera.

Lo stesso Linneo utilizzò questo nome, già impiegato dai botanici del ‘500-‘600, i quali a loro volta lo adottarono da nomi comuni, come il francese “véronique” (1545): la testimonianza più antica sembra risalire ad una farmacopea svizzera del XV sec. Un'altra teoria (meno accreditata) vuole il nome della pianta legato alla mistica italiana Santa Veronica da Binasco (1445-1497). L'epiteto specifico “persica” è in riferimento alla Persia, oggi Iran, da cui provenivano i campioni su cui venne istituita la specie. Tra i nomi comuni di questa pianta troviamo anche "occhio della Madonna", più per la delicata bellezza dei fiorellini colore azzurro chiaro che per il reale colore degli occhi di Maria (che ovviamente non possiamo sapere).

La Veronica comune è stata anche cantata da Pascoli, in una saffica apparsa in rivista nel 1905 e accolta l’anno successivo nella silloge “Odi e inni”, intitolata “L’ederella”:

Prima che pur la primula, che i crochi,
che le viole mammole, fiorisci
tu, qua e là, veronica, coi pochi
petali lisci.

Su le covette, sotto l’olmo e il pioppo,
vai serpeggiando, e sfoggi la tua veste
povera sì, sbiadita sì, ma, troppo,
vedi, celeste.

Per ogni luogo prodighi, per ogni
tempo, te stessa, e chiami a te leggiera
ogni passante per la via, che sogni
la primavera.

Ti guarda e passa. Tu non sei viola!
Di sempre sei! Non hai virtù che piaccia!
La gente passa, e tutti una parola
gettano: Erbaccia!

Tu non odori, o misera, e non frutti;
né buona mai ti si credé, né bella
mai ti si disse, pur tra i piedi a tutti,
sempre, ederella!

Come potete vedere, a volte la semplicità di una piccola pianta nasconde curiosità e aspetti sorprendenti.


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