Forlì ieri e oggi

Quando a Forlì non c’era Viale Italia

Grazie ai ricordi di Carla Nannucci riemerge l’inedita storia della grande casa rurale posta in via Casamorata, di proprietà dei Bertaccini, sul cui terreno, a partire dal 1954, sono sorti viale Italia e la scuola elementare Dante Alighieri

“Avevo appena 6 anni, ma ricordo bene i picchetti sul terreno della nonna, laddove sarebbe dovuta passare la nuova circonvallazione”. Grazie ai ricordi di Carla Nannucci riemerge la storia della grande casa rurale posta in via Casamorata, di proprietà dei Bertaccini. L’edificio, risalente all’800 e tuttora esistente, è stato a lungo la base di un’intensa attività agricola nel cuore della città.

Sul suo fondo, a partire dal 1954, sono sorti viale Italia e la scuola elementare Dante Alighieri. Posto in Borgo San Pietro a ridosso dell’antica cinta muraria, era parte integrante dei cosiddetti orti di via Curte: alcuni di quei piccoli poderi sono giunti ai giorni nostri pressoché inalterati, con le culture di piante perenni che si perpetuano da secoli. “Quella terra – continua la signora Carla, che nel 1994 ha fatto un’accurata ricerca storico-catastale sulla casa degli avi – è stata per anni la fonte di reddito del nonno materno Romeo Bertaccini e della sua grande famiglia, composta dalla nonna Viera Ballestra e dai loro sei figli, fra cui mia madre Caterina”.

Il primo documento relativo al terreno in cui è situata la casa, si trova negli Archivi Pontifici: quelle carte attestano la voltura della proprietà dal marchese Luigi Paolucci Di Calboli Ginnasi a don Sebastiano Bertaccini alla data del 21 settembre 1874. Il sacerdote si spegne nel 1890 e lascia tutto ai nipoti Domenico e Luigi Bertaccini, figli del fratello Girolamo, con testamento depositato presso il notaio Enrico Reggiani. Luigi muore nel 1915 e rende eredi il fratello e i suoi 7 figli. Fra questi compare Romeo Bertaccini, il terzogenito, classe 1882, che nel 1918, scomparso anche lo zio, si accorda coi fratelli per rimanere a vivere nella casa. L’uomo ricava il sostentamento per sé e la propria famiglia, lavorando intensamente quell’ettaro di terra posto fra via Casamorata, che all’epoca si chiamava via Bovio, e via della Grata, lambita dal canale di Ravaldino ancora scoperto.

Prima di sfociare nell’area del Mulino della Grata, poi ribattezzato Neri, già esterno ai bastioni perimetrali cittadini abbattuti nel 1905, la storica via d’acqua attraversava uno spiazzo in terra battuta su cui si affacciava la cinta muraria del monastero delle clarisse di San Biagio. Più a sud, in mezzo ad altri orti e terreni coltivati, era visibile l’imponente muro di cinta dell’ex Santa Chiara, sfondato nel 1954 nell’ottica di realizzazione di viale Italia. “Mio nonno scomparve improvvisamente nel 1933 - riprende Carla – per cui la sua figura mi è stata raccontata per filo e per segno dalla nonna Viera. Tutti i giorni, finché è campato, caricava le verdure prodotte nell’orto sul carretto trainato dall’asino e andava a venderle ai commercianti di piazza Cavour. Alla sua morte, l’attività è stata portata avanti dalla nonna, che dal 1938 in poi si è dovuta avvalere di un mezzadro”. A supporto della produzione orticola, i Bertaccini allevavano anche il baco da seta. I bozzoli venivano conservati nel sottotetto della casa, per poi essere portati, una volti maturi, alla filanda Maiani per la lavorazione.

Quell’immagine della primavera del 1954, in cui la piccola Carla, giunta a casa Bertaccini per incontrare la nonna, vede gli operai del Comune tracciare sul terreno di famiglia i segni della nuova strada di circonvallazione, che avrebbe unito viale Vittorio Veneto a Porta Schiavonia, rimane indelebile. “Quell’esproprio strappò ben 4.000 metri quadri dei 10.000 complessivi, rendendo inutilizzabile il fondo”. Alcuni anni dopo ci fu un’altra “amputazione” di 2.500 metri quadri, questa volta concordata col Comune in esito a compravendita, per realizzare la nuova scuola elementare Dante Alighieri, inaugurata nel 1965. Oltre all’ex casa rurale, drasticamente ristrutturata nella seconda metà degli anni ’90 per renderla funzionale, del grande orto dei Bertaccini rimane la capanna di legno, tutt’ora visibile in viale Italia, che fungeva da attrezzaia e da serra delle piantine di ortaggi prima di essere radicate nel terreno.

A ridosso del manufatto esiste ancora, anche se opportunamente coperto, uno dei due pozzi artesiani utilizzati per irrigare l’appezzamento. La vasca che si nota all’esterno serviva per contenere l’acqua sollevata dalla pompa idraulica (in origine provvedeva un asino). L’altro pozzo era collocato laddove oggi c’è la scuola elementare. Il destino di quanto resta dell’orto dei Bertaccini, è già scritto: “Se nella porzione che si affaccia su via Casamorata – interviene Romeo Bertaccini, cugino della signora Carla – il Comune realizzerà un parcheggio pubblico, i mille metri quadri limitrofi a viale Italia sono in vendita. L’area corrispondente all’ex attrezzaia, che non è vincolata nonostante la vetustà, è pienamente edificabile”. 


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