Il Foro di Livio

Fiumana chiama Forlì

Febbraio 1884: 59 elettori chiedono la fusione tra i due Comuni limitrofi. Tra condizioni e diffidenze non se ne farà nulla

Nella foto Fiumana

Era il 28 febbraio 1884 quando al Prefetto di Forlì pervenne una lettera scritta da 59 firmatari residenti nell’allora Comune di Fiumana. In essa si leggeva: “La nuova civiltà ha creato nuovi bisogni incompatibili coll’esistenza dei piccolissimi comuni rurali. L’amministrazione civile della Comunità, l’ufficio sanitario, la pubblica istruzione, la viabilità necessaria ad ogni incremento industriale e commerciale importano spese che se anche limitate alla sola obbligatorietà, sono superiori alle finanze di questi poveri Enti”. Insomma, costoro, “elettori amministrativi di questo Municipio”, chiedevano “il Decreto necessario perché sia aggregato al limitrofo forlivese”. Già il 20 novembre 1864 il Consiglio comunale di Fiumana aveva deliberato di sopprimere il Comune per entrare a far parte di quello di Forlì. I sottoscritti, con tale documento, si raccomandavano questa risoluzione “perché veramente ed unicamente adatta ai reali interessi di questo popolo” e “perché sicuri di rappresentare i più vivi desideri del medesimo”. Erano passati vent’anni da quella delibera, nulla era cambiato e le casse del piccolo Comune del Rabbi restavano esauste. La soppressione del piccolo Comune, del resto, era in linea con le richieste della legge Lanza “per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia” del 20 marzo 1865.

A primavera, nel maggio di quel 1884, si riunì il Consiglio comunale di Fiumana. Il sindaco Nicola Ricci era presente e nella sala in tutto erano in sette. All’ordine del giorno: “La domanda della maggior parte degli elettori amministrativi di questo Comune di fondere il Comune stesso e di annetterlo a quello contermine di Forlì”. Da verbale, si legge che subito “nasce una variata discussione” il cui esito sarà quello di produrre una serie di condizioni per l’unione col capoluogo. Così i fiumanesi chiedevano “che sia confermata l’autonomia della condotta medica che potrebbe essere variata solo col consenso dei delegati del Comune”. Tra le altre condizioni vi fu pure il mantenimento e il miglioramento di alcuni uffici tra cui quello del segretario “in relazione alle spese maggiori di mantenimento dato che fosse chiamato a prestare ufficio nella Città di Forlì”. Fu considerato imprescindibile anche conservare “vantaggi di avere la manutenzione delle strade esistenti e da costruirsi, e del concorso nelle opere necessarie al mantenimento dei ponti” indispensabili per “la comunicazione coll’altra sponda del fiume”, servizi “che furono costruiti dal sig. Proli Luigi e Masotti Salvatore”. Venne verbalizzata la richiesta di “un ufficiale dello Stato Civile pei casi almeno di nascite e di morti”. A poco a poco, singoli consiglieri aggiungevano desiderata. Agostino Giorgini propose “che in luogo sia tenuto un maestro maschile che insegni prima, seconda e terza elementare”, oppure “che i braccianti siano tutti ricevuti all’ospedale gratuitamente”. Vorrebbe pure “che sia nominata una levatrice”. 

Un anno più tardi, a Forlì, Gaetano Ghinassi aprì la seduta del Consiglio Comunale avente all’ordine del giorno proprio quest’argomento. Erano presenti 21 consiglieri. L’ipotesi della fusione venne vista con diffidenza, in particolare l’assessore Lodovico Cicognani dichiarò che a Fiumana “una tale deliberazione fu presa con meschinissima votazione”. Non solo: “le diverse condizioni alle quale si vorrebbe subordinare l’annessione” si rivelavano “in parte contrarie alle legge, in parte inaccettabili”. L’assessore citò in particolare il fatto di “volersi mantenere distinte le amministrazioni, alla nomina di revisori speciali, all’autonomia medica” quindi chiese che alla Giunta “di trattare col Comune di Fiumana perché venissero tolte tutte le predette condizioni”. Torquato Gaudenzi si dimostrò d’accordo pur rilevando “che la grande maggioranza del corpo elettorale” era “propensa all’annessione”. 

Livio Quartaroli non ne voleva proprio sapere: se Fiumana avesse tolto le condizioni sicuramente avrebbe riproposto a Forlì l’annessione. Per scongiurare l’eventualità, domandò che comunque restasse invariata la facoltà del Consiglio liviense di “respingere ugualmente la domanda”. Come poi andò questa faccenda è evidente. Il Comune di Fiumana fu soppresso nel 1925 e confluì in quello di Predappio. 


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