Il 25 agosto di 73 anni fa la morte venne dal cielo
Le sirene suonarono in tempo, ma era troppa la gente dispiegata nelle vie del centro. La città fu letteralmente colpita al cuore, con lo sventramento della stessa Basilica di San Mercuriale
Venerdì 25 agosto 1944: le prime fortezze volanti alleate, pilotate da aviatori sudafricani, apparvero su Forlì alle 9.16. Provenivano da sud nell’ambito dell’Operazione “Olive”, dal nome del generale statunitense Oliver Leese, che l’aveva congegnata per prendere Rimini e sfondare in più punti la Linea Gotica, il sistema fortificato posto lungo l'Appennino dalla Wermacht. Seppur in forme ridotte e con poca merce sui banchi, il mercato ambulante in piazza Saffi aveva sempre operato, persino durante la guerra: fu uno dei motivi della strage. Forlì subì il secondo bombardamento per imponenza dopo quello del 19 maggio 1944, che aveva mietuto 150 vite.
L'allarme delle sirene
Le sirene suonarono in tempo, ma era troppa la gente dispiegata nelle vie del centro. La città fu letteralmente colpita al cuore, con lo sventramento della stessa Basilica di San Mercuriale. I danni alla chiesa dedicata al protovescovo risultarono talmente gravi, da indurre il Genio Civile ad ordinare la demolizione delle volte della navata centrale, realizzate tra cinquecento e Settecento. Riapparvero le travi lignee del tetto e le aperture laterali risalenti al XIII secolo.
Piazza Saffi devastata
I più anziani ricordano bene la devastazione di Piazza Saffi conseguente al bombardamento: il popolare don Pippo, al secolo monsignor Giuseppe Prati, da 5 mesi parroco della millenaria abbazia, trascorse l’intera giornata a raccattare brandelli di carne umana sui muri e sul selciato della piazza, per poi dare loro pietosa sepoltura in una fossa comune allestita al Cimitero monumentale. Scrive Antonio Mambelli nei suoi Diari, pubblicati nel 2003 da Lacaita Editore: “Quattro formazioni di 23 bombardieri hanno sganciato a più riprese sulla città, specie sul centro, con il risultato di numerosi morti e di rovine immani; altre bombe a scoppio ritardato dovevano riservare a più tardi i loro funesti effetti”.
I danni
Mambelli condanna l’assurdo ordine impartito ai dipendenti del Catasto di non allontanarsi dal posto di lavoro, se non all’ultimo. “La tragedia più grave si è avuta sul sagrato della basilica di San Mercuriale e di fronte al campanile, ove si è ripetuto il ‘sanguinoso mucchio’ di dantesca memoria”. Fatalità volle che molti si fossero rifugiati proprio nell’angusto spazio fra la chiesa e la torre campanaria e che una bomba sia caduta proprio lì. A quella diabolica ventata di morte giunta all’improvviso dal cielo, riuscì invece a scampare il glicine di casa “Manoni”, in via delle Torri. Il bilancio finale è di 75 civili e 9 militari morti, fra cui 3 tedeschi, oltre a 150 feriti. Nel pomeriggio un nuovo bombardamento colpiva la zona fuori porta Cotogni. “Ormai la città era diventata un deserto e nelle campagne gli sfollati erano ovunque”.