Cronaca

Speronavano auto dei carabinieri e minacciavano le vittime: presa la banda di ladri

In totale un bottino di circa 80mila euro di valore, tra soldi e gioielli e sigarette, e senza contare le auto di grossa cilindrata come un Porsche Cayenne

Catturata una banda di ladri che mise a ferro a fuoco il territorio tra Forlì e Cesena, con una sfilza di furti perpetrati in tre notti senza alcun timore: anche se venivano sorpresi non esitavano a minacciare le povere vittime che se li ritrovavano in casa. Sette furti in totale quelli che i carabinieri riconducono a loro: a Borello, Borgo delle Rose, Roncofreddo, San Carlo di Cesena, e poi ancora a Forlimpopoli, Para e Forlì. Nella frazione meldolese venne preso di mira un bar tabacchi, che venne razziato delle sigarette. In totale un bottino di circa 80mila euro di valore, tra soldi e gioielli e sigarette, e senza contare le auto di grossa cilindrata come un Porsche Cayenne.

Dopo quelle tre “notti calde”, all'inizio di ottobre del 2015, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Forlì-Cesena riuscirono ad individuare l'auto sospetta e, nonostante il grande dispiegamento di forze di auto civetta, realizzato dopo un discreto pedinamento, e perfino un camion messo di traverso per simulare un incidente stradale in zona Torre del Moro di Cesena, i banditi riuscirono comunque a guadagnare la fuga speronando un'auto dei militari con la Audi A6 V6 che avevano a disposizione, rubata nel territorio di Castiglione di Ravenna. In quell'occasione, il 16 ottobre del 2015 in molti sentirono l'esplosione di alcuni spari, ma i carabinieri sostengono che né loro, né i banditi usarono armi da fuoco in quell'operazione. L'Audi A6 venne ritrovata a Borello, mentre i banditi nel frattempo avevo rubato nei pressi una Toyota “Rav 4” per scappare.

Dopo un anno di indagini – coordinate dal tenente colonnello Gianluigi Cirtoli e dal capitano Amadeo Consales - si è comunque chiuso il cerchio intorno a due dei tre banditi, che sono finiti in manette, con una sfilza di accuse tra cui furto, rapina impropria, uso di armi bianche, ricettazione. L'indagine, seguita dal pm Michela Guidi, ha permesso di raccogliere sufficienti indizi per l'emissione di due ordini di custodia cautelare firmati dal gip Luisa Dal Bianco. Si tratta di due pregiudicati albanesi, cugini di trent'anni. Grazie ai riconoscimenti fotografici, nonché tracciando alcuni passaggi in autostrada con le auto rubate, i militari sono riusciti alla fine a scoprire uno dei due malviventi, che era normalmente domiciliato a Roma e che è stato arrestato lo scorso agosto in zona Casilina. Poi i carabinieri sono riusciti a risalire al presunto complice, il cugino che nel frattempo era rientrato in Albania. Alcuni giorni fa, attivando i canali Interpol, la polizia albanese lo ha catturato nella città di Mamurras, assicurandolo alla giustizia italiana.

I FURTI FATTI E LE FOTO =>

I FURTI – La banda albanese agiva senza scrupoli: se c'era un'auto delle forze dell'ordine raggiungeva velocità assurde, che rendevano assai pericoloso l'inseguimento; se c'era il posto di blocco, lo speronavano; se venivano scoperti, le vittime venivano minacciate con lunghi cacciaviti. Nelle perquisizioni i carabinieri hanno trovato un vero armamentario di piedi di porco, frese, tondini per lo sfondamento delle serrature, trapani elettrici, ricetrasmittenti e jammer (disturbatori di frequenze che bloccano le comunicazioni telefoniche). Per avere degli accessi “puliti” in autostrada, rubavano dalle auto i telepass e li sostituivano con dei finti apparecchi, così che il proprietario non se ne accorgesse e non ne denunciasse il furto, che comportava poi la disattivazione dell'apparecchio. Agivano, insomma, con grande scaltrezza.

I furti sono avvenuti a stretto giro: il 10 ottobre 2015 furono svaligiate un'abitazione a Borgo delle Rose (Cesena), una a Roncofreddo e un'altra a Borello (Cesena), dove però il proprietario di casa li scoprì e, pur essendo minacciato con un coltello, riuscì comunque a farli desistere. La notte dopo toccò ad un'abitazione di via Canalazzo a Forlimpopoli, quella successiva ad un bar tabacchi di Para, dove fu rubato fondo cassa e stecche di sigarette per circa ottomila euro di valore. La notte ancora dopo, invece, i malviventi tornano nel Cesenate, a San Carlo, dove fu assaltata una villa, in cui vennero rubati soldi e un Porsche Cayenne che venne poi ritrovato qualche giorno dopo e restituito al proprietario (la banda disseminava il territorio di auto rubate di cui avevano le chiavi, pronte all'utilizzo in caso di necessità di dover cambiare velocemente l'auto).


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