Cronaca

Al SapEur cultura e tradizioni romagnole fanno bella mostra di sè

Le porte apriranno al pubblico dalle 10 sino alle 22.30

E’ iniziata venerdì alla Fiera di Forlì la 16esima edizione di SapEur, la rassegna che mette in vetrina le eccellenze della gastronomia tipica italiana. Una manifestazione che per il quarto anno consecutivo si abbina al salone dell’enologia Forlì Wine Festival e che prosegue anche sabato con un ricchissimo programma di eventi che fanno da corollario all’offerta di oltre 100 qualificati produttori provenienti da tutte le regioni italiane a anche dall’estero. Le porte apriranno al pubblico dalle 10 sino alle 22.30 al costo di 8 euro (biglietto ridotto a 6 euro scaricabile dal sito www.sapeur.it o a soli 3 euro registrandosi sull’App Romagna Fiere) e oltre alla grande vastità di prodotti di qualità da assaggiare e acquistare, i visitatori potranno immergersi in un mondo nel quale le tradizioni rurali e gastronomiche della Romagna avranno grande spazio per dimostrare come cibo sia cultura e quanto stretto sia stato e sia tuttora il legame dei romagnoli con la propria terra e le proprie tradizioni.

Lo si potrà scoprire sin dalla hall d’ingresso ai padiglioni espositivi, dove è stata allestita una mostra speciale intitolata “La metamorfosi del cibo in Romagna”. L’esposizione curata dal fotografo Mirco Villa, parte dal presupposto che la cucina in tutte le culture è molto importante. Quella romagnola ha origini antiche e un forte legame con la cultura contadina e il territorio. Un ruolo importante spetta alla pasta e alla minestra, alla piadina e ai dolci. In questo percorso fotografico saranno raccontati alcuni dei piatti tradizionali, a volte arricchiti nel tempo da qualche modifica rispetto alla ricetta originaria, come del resto avviene o avveniva in molte famiglie. Spesso sono proprio queste varianti a donare alla pietanza quel "sapore di casa" che non deve andar perduto.
A fare da corollario all’esposizione, ci saranno cimeli storici, speciali biciclette, attrezzi da lavoro e rarità dell’artigianato romagnolo e verrà presentato il libro “Il bello di mettere i piedi sotto la tavola in Romagna”.

Un volume che, con immagini e ricette, si accosta a una cucina che vuole riscoprire i piatti locali storici, in alcuni casi inevitabilmente ritoccati nel tempo, e rinverdire lo stretto legame tra il cibo e il calendario, in relazione alle stagioni e alle festività.  La forte connessione con il territorio è sottolineata anche dalle immagini dei luoghi più suggestivi del territorio. Ad introdurre questo percorso, la sapienza dello Chef Igles Corelli, che propone una personale interpretazione di piatti emblema della storia culinaria romagnola. Chiaro esempio di come l'innovazione non significa cancellare il passato, ma conoscerlo e tramandarlo. Con creatività e passione  Insomma, ad ogni stagione le sue ricette, ad ogni ricetta gli ingredienti, ad ogni piatto una nota storica, ad ogni pagina un'immagine della Romagna.

Anche quest’anno sarà poi presente lo spazio curato da “La Stadera”, associazione culturale forlivese che si impegna nella conservazione della memoria dei vecchi mestieri e della civiltà contadina. Saranno due i percorsi presentati per la gioia specialmente dei più piccoli. Uno sulla filiera del granoturco e uno su quella della lana. La lavorazione del granoturco sarà mostrata attraverso la messa in funzione degli attrezzi utilizzati un tempo dai contadini per ottenerne la farina e senza soluzione di continuità il percorso proseguirà con un’area dedicata alla filiera della lana. Verranno portate in fiera la gramola per sfoltirla, i cardi per realizzare le matasse, rocche, filatoi e i dipanatoi. Nel padiglione del Forlì Wine Festival, invece, gli stand delle cantine vitivinicole presenti saranno incorniciati in una speciale esposizione tematica che riporta il visitatore indietro nel tempo. Alle radici della produzione e anche della somministrazione del vino nel territorio romagnolo. 

Dalla scrupolosa ricerca dei collezionisti Piero Balistreri ed Enzo Alfatti, la rassegna forlivese proporrà una mostra di cimeli storici del mondo contadino che narrano l’evoluzione della produzione vinicola sino alla prima metà del secolo scorso. Non solo fotografie originali dell’epoca, ma anche attrezzi legati alla produzione in forma primitiva e mezzi di trasporto dell’uva mostata e del vino al venditore e al consumatore. Testimonianze che solo attraverso la passione dei collezionisti possono essere mantenute e diventare cultura e identità di un territorio. Viva anche per le nuove generazioni. Storia che eventi fieristici contribuiscono a valorizzare e a rendere realmente alla portata di tutti.


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