Cronaca

Forlì si scopre "renzissima": il sì vince con 5.000 voti in più. I commenti politici

In mezzo all'Italia che ha detto "no" alla riforma costituzionale firmata Renzi-Boschi, Forlì-Cesena è una delle "isole" in cui l'affermazione del "sì" è stata piuttosto netta

In mezzo all’Italia che ha detto “no” alla riforma costituzionale firmata Renzi-Boschi, Forlì-Cesena è una delle “isole” in cui l’affermazione del “sì” è stata piuttosto netta. La nostra provincia è una delle 12 province sulle 103 totali che hanno visto la vittoria della proposta politica di Matteo Renzi, il premier dimissionario, per quanto riguarda la modifica alla Costituzione. Tra le città capoluogo più renziane, Forlì si conferma alla sesta posizione in Italia, la terza in Emilia-Romagna dopo Modena e Cesena, e prima delle “rosse” Ravenna e Bologna.

Il “sì” ha stravinto a Firenze, la città del premier, e nelle città toscane vicine di Prato e Siena. Poi ci sono Modena, Cesena e Forlì. I dati per la città di Forlì sono tutti in netta controtendenza rispetto a quelli nazionali. Per quanto riguarda l’affluenza, Forlì stacca la media italiana di dieci punti percentuali: 75,6% rispetto al 65,5% della media italiana, ma in piena media regionale dato che in Emilia-Romagna hanno votato il 75,9% degli aventi diritto. Per quanto riguarda i dati assoluti: i forlivesi hanno risposto in 66.977. Il “sì” è arrivato a 35.661 voti e i “no” a 30.842 voti. Poco meno di cinquemila voti di scarto che significano una vittoria del “sì” col 53,6% rispetto ad un “no” al 46,4%. Il sì segna un +13% rispetto al voto nazionale.

Nel territorio forlivese il voto è stato molto “a macchia di leopardo”, ma col “sì” ancora una volta prevalente: l’opzione favorevole alla riforma ha vinto a Bertinoro, Forlimpopoli e poi Civitella, Santa Sofia, Premilcuore, Rocca San Casciano, Portico, Modigliana e Tredozio, quasi una delimitazione ideale della “Romagna toscana” nell’Appennino forlivese. Per il no, invece, si sono espresse Castrocaro, Dovadola, Predappio, Meldola e Galeata.

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DI MAIO - MOLEA - RAGNI - AVOLIO - FAVALI - CANDIDO - VERDI

DI MAIO (PD): L'AMAREZZA E' GRANDE, MA I SOGNI RESTANO

"Un risultato che va accettato senza appigliarsi a brogli, matite cancellabili o altre fesserie. L’esito di un voto popolare va rispettato sempre, anche quando non piace e specialmente quando è così ampio", ha commentato il deputato forlivese Marco Di Maio, impegnato negli ultimi mesi in prima persona nella campagna elettorali per il "Sì". "Personalmente, non ho nulla da recriminare - ha aggiunto -. Né per le 158 iniziative svolte dal 18 aprile al 2 dicembre; né per i due anni di lavoro in parlamento impiegati su questa riforma tra Commissione e Aula; né per le tante energie spese assieme a moltissime persone che hanno creduto in un’idea di cambiamento e che ringrazio dal profondo del cuore per aver liberamente scelto di condividere una sfida facendo insieme questo percorso. L’amarezza è grande, ma le idee, le passioni, i sogni restano: continueremo a batterci per ciò in cui crediamo, con il sorriso".

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MOLEA (Civici Innovatori): OCCASIONE PERSA, ORA AVANTI CONTRO RISCHIO IMMOBILITA’

Osserva il deputato Bruno Molea: "Con la vittoria del no si è persa un’occasione di cambiamento, ma il Paese deve andare avanti per evitare il rischio immobilità e perché tanto di buono iniziato è ora da completare: penso ai decreti alla legge sul Terzo settore, al via libera alla legge di Stabilità, agli aiuti a famiglie e imprenditori, a quelli alle zone terremotate. Si lavori insieme per non rimanere fermi e il fronte del no si apra al dialogo, a partire dalla legge elettorale. Sono certo che il voto sia diventato ciò che non doveva essere: un giudizio “di pancia” al governo Renzi più che alla proposta di riforma. Dopo anni di dibattito sulle lungaggini della politica, sui suoi costi e sulla confusione che spesso governa i rapporti tra Stato e Regioni, trovo difficile comprendere il fronte del “no” contro i cambiamenti proposti e che avrebbero già da subito prodotto risparmi per decine di milioni di euro. Ora il risultato reclamato a gran voce dagli oppositori politici a Renzi è ottenuto, ma di fronte alle dimissioni annunciate dal premier, il Paese non può rimanere fermo. E’ necessario mettersi al lavoro, cercando dialogo e confronto, perché tante buone iniziative di questo governo non rimangano ferme al palo e perché tante altre impellenti vengano portate a termine a cominciare dalla legge elettorale. Vengo dall’associazionismo e tra le priorità ci sono sicuramente i decreti attuativi alla riforma del Terzo settore, ma impellenti sono anche gli aiuti alle zone terremotate, alle periferie, alla scuola e ancora al lavoro: con il superamento del bicameralismo paritario, sarebbe stato possibile giungere a certi risultati in più breve tempo, ne sono certo, ma dobbiamo guardare avanti tutti insieme per il bene del Paese e del nostro territorio".

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RAGNI: "DREI NON ESULTI, CONSENSO IN CALO"

“Il fatto che a Forlì abbia vinto il sì non deve fare esultare troppo il nostro sindaco Davide Drei: il suo consenso è in calo”, afferma Fabrizio Ragni, responsabile provinciale e capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. “L’analisi del voto sul referendum costituzionale - dice Ragni - non deve fermarsi a una semplice lettura dei numeri, in prima istanza perché gli italiani hanno espresso un giudizio preciso sull’operato del governo e del partito democratico oltre a una valutazione di merito della riforma. Lo stesso vale a Forlì, dove si aggiunge un certo fastidio per il modo scellerato in cui il Pd sta governando la città. Gli oltre 35mila cittadini che hanno scelto il sì, il 53,6%, comunque una percentuale inferiore alla vicina Cesena, sono senza dubbio politicamente schierati con l’area politica di cui fa parte il sindaco, ma alcuni di questi sono stati convinti dalla pubblicità fuorviante fatta dal governo a favore del sì a partire dalla formulazione del quesito. L’affluenza è stata del 75,5%, alle amministrative del 2014 fu del 70%: in quell’occasione la coalizione che sosteneva Drei prese il 54,2%. Domenica, a Forlì, hanno votato no quasi 31mila cittadini: elettori di centrodestra compatti, del Movimento 5 stelle e anche di qualche formazione politica di sinistra. Si può affermare che si tratti degli stessi cittadini delusi dall’operato di Drei: sono tantissimi. Più che i numeri, è il “sentimento” di migliaia di forlivesi che fa comprendere quanto sia diffuso il giudizio negativo su un sindaco finora impalpabile. Il suo consenso è in calo perché ha sbagliato tutto: nessun rilancio del centro storico, il nuovo piano insicurezza, più che sicurezza, fa acqua da tutte la parti, Forlì è sempre più avulsa dal contesto economico regionale, c’è già stato bisogno di un rimpasto in giunta. L’auspicio che si torni al voto a livello nazionale – conclude Ragni – vale anche per Forlì. Non se ne può più di un sindaco incapace di imprimere una svolta. Forza Italia continuerà a combattere contro questa cattiva amministrazione”.

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DANIELE AVOLIO (Gruppo Misto): IL SINDACO COME RENZI

Commenta Daniele Avolio del Gruppo Misto: "Il Referendum di ieri ci pone difronte a diverse riflessioni. Possiamo continuare a discutere sul Tema del Quesito Referendario ed i suoi contenuti. Ma indiscutibilmente questo è stato un voto contro Renzi, la sua politica economica e del lavoro dissennata, contro i poteri forti, contro le lobby delle banche. Ma soprattutto contro il Partito Democratico. Una delle ultime bugie che il Signorino di Firenze ha evidenziato ieri durante la Conferenza Stampa, è quella dei 600.000 posti di lavoro. Aggiungerei che questa è stata l'ennesima presa in giro di un partito che non ha nulla più da offrire agli italiani. Un Partito spaccato da faide interne per il potere. Questi signori non hanno ben compreso che il vento sta cambiando. Anche e soprattutto nella nostra città. Forlì . Qui la vittoria del SI ė stata del 53.62% contro i 46.38% dei "No. Ma questo dimostra che c'è tanto da fare per sradicare quella penetrazione negli usi e costumi della città. Una città in completo vassallaggio della sinistra, che negli anni ha "sistemato" nel Palazzo, nelle Partecipate, nelle Cooperative, padri, figli e figli dei figli, garantendosi una base elettorale sicura ed inscindibile. Ma questo Referendum ha avuto la forza di fare da collante di tutte le forze di opposizione che si sono strette tutte attorno alla difesa della Nostra Carta Costituzionale e contro la politica del Pd incarnata da Renzi. Nella nostra città stanno emergendo situazioni di "cattiva amministrazione" che sono sfociate negli ambiti giudiziari.Altre che sono al vaglio delle attività ispettive consiliari , stanno evidenziando una politica della cosa pubblica a favore di pochi a danno della collettività. È ora di dire basta. Se da oggi anche nella nostra città avremo una opposizione unita e coesa, questo lo dobbiamo a Renzi per aver personalizzato questo Referendum, ma lo dobbiamo anche a questa Giunta e a tutta la maggioranza che hanno dimostrato le stesse lacune e deficienze amministrative di un partito che sta traghettando il nostro paese verso una deriva antidemocratica. Inoltre la dissennata politica sul walfare anche a livello locale sta impoverendo fasce della popolazione sempre più ampie. Perciò ringraziamo Renzi e la Giunta Forlivese per averci ridato ossigeno e di averci unito per una battaglia sui temi fondamentali. Da oggi a Forlì questa maggioranza, almeno politicamente, avrà vita dura".

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TAMER FAVALI (Anpi) - Commenta Tamer Favali, presidente del comitato Anpi di Forlì-Cesena: "L’Anpi ha portato a termine la sua missione, ma resterà guardinga. Ancor più attiva e impegnata su ogni terreno e ad ogni livello, per riavviare un’indispensabile Rivoluzione Democratica per la piena attuazione della Carta, bene comune e fondamento della coesione del popolo. Ai Partiti, alla politica, funzioni e responsabilità proprie per avviare a soluzione i gravi problemi del Paese, senza alibi né vie di fuga dalla realtà. Così la fiducia del popolo, ormai ridotta a insignificanza, può e deve essere riconquistata. E i sindaci che lunedì e martedì scorsi hanno sfidato nelle piazze questa Costituzione per spirito di parte, ricordino che la sovrapposizione Partito/Stato, che anticamente è stato un cancro dalle conseguenze devastanti, ha segnato una ferita che loro per primi devono, ora, suturare per recuperare la fiducia delle comunità intere al governo delle quali sono insediati". (qui il commento per intero).

Candido: "La Costituzione ha vinto contro l'arroganza del Pd"

Commenta Nicola Candido, segretario di Rifondazione Comunista Forlì: "Il Partito Democratico e la sua logica neo autoritaria e ultraliberista sono stati sconfitti, dal popolo con una partecipazione di popolo. L’arroganza dimostrata contro la povera gente con il Job Act, la legge Fornero, la buona scuola, con il sostegno, spudorato, alle banche a alle assicurazioni (a scapito dei pensionati), si è infranta contro la democrazia e la Costituzione. E arroganti sono stati anche molti sindaci del comprensorio che hanno pensato di piegare le istituzioni agli interessi di partito, ai propri interessi politici, senza minimamente pensare che le istituzioni sono di tutti e come tali vanno tutelate. E anche nei nostri territori, nonostante il Partito Democratico abbia in mano le istituzioni locali, buona parte dell’economia, diverse associazioni di categoria forti e ramificate, il Sì ha vinto di pochissimo. La Costituzione e i valori dei Partigiani, ancora una volta, sono prevalsi sull’arroganza del potere. A questo punto, però, i Sindaci che hanno tenuto un comportamento così scorretto dovrebbero almeno scusarsi, se non dimettersi, con i propri cittadini. La democrazia e la Costituzione hanno vinto nonostante le pressioni locali, nazionali e internazionali, e i ricatti, grandi e piccoli. Le cittadine e i cittadini hanno anteposto gli interessi generali a quelli personali: il dialogo e il pluralismo, all’arroganza e a un’idea autoritaria di politica. Il neo autoritarismo che si è infiltrato nella nostra società ha il volto delle politiche antipopolari e di stampo neoliberista, dei dogmi sulle privatizzazioni, dell’arroganza dei poteri economici che vorrebbero affidare la vita delle persone al dio Mercato che, senza sentimentalismi, quantifica tutto in denaro. Contro questi poteri e queste logiche la lotta è ancora lunga, ma dopo la vittoria della Costituzione repubblicana e antifascista e unendo il popolo del No questa lotta la possiamo vincere".

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I VERDI: "VIVA IL PRESIDENTE VERDE IN AUSTRIA E LA VITTORIA DEL NO".

"I Verdi della Provincia di Forlì - Cesena salutano con grande soddisfazione la vittoria del verde Alexander van der Bellen nelle elezioni di domenica 4 dicembre per la Presidenza della Repubblica austriaca. Una grande vittoria basata sull’europeismo e sulle tematiche eco-sociali, resa possibile dalla convergenza anche del sostegno socialdemocratico e popolare e dal protagonismo di innumerevoli comitati e gruppi di base animati dalle giovani generazioni e dalle donne, che hanno portato un contributo decisivo al risultato positivo. Nella stessa serata di domenica i Verdi hanno salutato con soddisfazione anche la schiacciante vittoria dei ‘No’ nel referendum costituzionale, a cui hanno contribuito con il proprio impegno a livello nazionale e locale".

"Non si tratta, prima di tutto, di una vittoria o di una sconfitta dei partiti, ma soprattutto di una vittoria delle cittadine e dei cittadini che hanno partecipato al voto, espressione della sovranità popolare prevista dall’art.1 della nostra Costituzione e regolata dall’art. 138, che prevede la possibilità del referendum popolare sulla materia costituzionale. A differenza di altri, i Verdi non si sono pronunciati contro il Governo Renzi, ma esclusivamente contro una riforma costituzionale confusa e pasticciata e contro una inaccettabile ricentralizzazione dei poteri regionali in capo allo Stato.  Come tutti gli osservatori hanno rilevato, è stato il presidente Matteo Renzi a tramutare incautamente e irresponsabilmente il referendum in una sorta di indebito plebiscito sulla sua persona e sul suo Governo.  Ha vinto quello che è stato definito da alcuni commentatori un “patriottismo costituzionale”, a cui si sono ovviamente aggiunti anche molti motivi di protesta e di insoddisfazione diffusa.  I Verdi non sono mai stati contrari a possibili riforme costituzionali, a cui in passato hanno attivamente partecipato, ma sono stati radicalmente contrari ad uno stravolgimento della Carta costituzionale con norme confuse, contradditorie e inaccettabili.  In futuro, le norme costituzionali e le leggi elettorali dovranno essere approvate solo con una larga condivisione, come deve essere per le regole della “casa comune”, patrimonio di tutti".

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