Cronaca

"Vite Sospese", i 100 giorni del covid vissuti dal prof diventano un libro: "Il buio nell’anima era fitto e piangevo"

L'INTERVISTA - Il professor Marco Susanna presenta "Vite Sospese - il tempo del virus - i primi 100 giorni dell’emergenza"

Il professor Marco Susanna con due studentesse

Un diario giornaliero trasformato in libro, scritto in piena pandemia da covid-19 tutte le sere dal 9 marzo al 16 giugno del 2020, quando stati d’animo, accadimenti, sensazioni, paure, dubbi e domande, si susseguivano senza respiro giorno dopo giorno fino al termine della prima fase del lockdown dovuto alla pandemia. Mercoledì alle 18, nella Sala Arancio della Fabbrica delle Candele, il professor Marco Susanna presenta "Vite Sospese - il tempo del virus - i primi 100 giorni dell’emergenza". Con il docente dialogherà Marco Viroli, coordinatore artistico della Fabbrica delle Candele. Il ricavato della vendita della pubblicazione andrà devoluto a favore di Associazioni forlivesi impegnate nel terzo settore.

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Come è nata l’idea?
"L’8 marzo 2020 ero su una panchina di Milano Marittima di fronte alla spiaggia, migliaia di persone che camminavano avanti e dietro, mai visto a fine inverno; Rimini era già chiusa, ho pensato che di lì a breve sarebbe toccato a noi e dovevo trovare uno stratagemma per salvarmi, sono sempre stato un articolo da “esterno”, così ho pensato di scrivere prendendo spunto dai tanti progetti educativi sulla memoria coordinati in 25 anni di scuola, senza pretese intendiamoci: mai avrei pensato di scrivere 400 pagine".

Sensazioni, paure, dubbi e domande messe nero su bianco. E’ stato complesso?
"Devo confessare che mentre scrivevo da solo, perché alla sera la famiglia era già “a nanna”, capitava di piangere, sono rimasto tante volte con le mani sul viso a capo chino o a fissare quel foglio appena scritto, giorno dopo giorno non vedevo la luce, anzi, mi arrivavano testimonianze da tutta Italia perché in tanti sapevano del mio diario e, soprattutto nella fase 1, il buio nell’anima era sempre più fitto".

Qual è stata la lezione più importante di questa esperienza?
"In molti hanno detto tanto, credo di aver imparato una volta di più che bisogna stare vicino alle persone sole, in quel tempo lo eravamo tutti, non a caso una parte del ricavato andrà ad un’associazione che si occupa di anziani in isolamento domestico".

Cosa ha provato dopo aver messo il punto sull’ultimo capitolo?
"In quel preciso istante del centesimo giorno ho pensato: “E ora come si riparte, ma è vero poi che si riparte?”. La pandemia una cosa buona me l’ha ha lasciata, ora non ho più fretta di fare, mi gusto appieno ogni istante del mio essere con estrema calma, non è la quantità delle cose che fai, ma la riflessione che accompagna gesti e azioni, la riflessione ha bisogno di tempo".

C’è una dedica particolare?
"Il libro è dedicato a Daniele Carloni, un caro amico con il quale ho condiviso progetti educativi a tutti i livelli che da una semplice idea sono diventati concreti ed indimenticabili per migliaia di persone. Ovviamente un pensiero è andato anche a tutti quelli che per salvare noi hanno rischiato e molto spesso perso la loro vita".

Un libro che ha uno scopo benefico...
"Per ora ho deciso di non metterlo in un circuito più ampio, insieme al Rotary Tre Valli di cui faccio parte, ne abbiamo stampati 500, ne sono rimasti 80 dopo 6 presentazioni e mercoledì tocca alla Fabbrica delle Candele, per questo devo ringraziare Paola Casara e Marco Viroli che hanno creduto da subito nel progetto, sarà emozionante e delicato raccontarlo in uno dei luoghi simbolo della cultura forlivese".

Come vede i giovani oggi dopo la pandemia?
"Sinceramente riscontro una forte spaccatura tra i ragazzi, chi prima della pandemia era riservato ed introverso, ha forse accentuato le proprie caratteristiche e per questo, soprattutto a scuola, bisogna accorgersi del disagio e cercare immediatamente strategie di apertura. Dall’altra parte allo stesso tempo, chi aveva caratteristiche “pepate”, come diciamo noi insegnanti, ha accentuato i comportamenti, ci sono cioè atteggiamenti di iper-socialità che facciamo veramente fatica a contenere. A volte devo dire che, comprendendo della “sospensione forzata” passata durante il lockdown, anche noi siamo più permissivi".

Quali sono i riscontri della lettura del libro da parte dei ragazzi?
"Questa è la sorpresa più grande che mi ha riservato il volume e che mi ha fatto commuovere ancora una volta. I ragazzi sono i maggiori fans del libro; abbiamo lavorato tanto sulla memoria storica del secolo passato e devo dire che il fatto che ognuno di loro se lo porta dietro quasi fosse l’album delle figurine, mi stupisce, la sensibilità e l’affetto che mi stanno dimostrando sinceramente non era nelle attese. Hanno compreso perfettamente e me lo ripetono spesso che questo libro è importante, perché un domani, fra trent’anni saranno loro a raccontare questo tempo, il “tempo del virus”. Questa volta la storia l’abbiamo fatta tutti, sulla pelle viva".

"Vite sospese" non è il primo libro che ha scritto...
"Il primo ebbe carattere sportivo, scrissi un libro sul fair play per la FIGC che fu distribuito gratuitamente alle 500 società sportive di settore giovanile regionale. Poi ho scritto un libro molto emozionante di educazione alla solidarietà sul terremoto aquilano, quando nel 2010 vennero a trovarci 200 ragazzi della città abruzzese per un gemellaggio con la Città di Forlì in rappresentanza di 15 discipline sportive. Il terzo è stato una raccolta di poesie che ho scritto dall’età di 16 anni (ora ne ha 60, ndr). E ora “Vite Sospese”".

L'autore

Marco Susanna nasce a Perugia nel 1964. Dopo aver vissuto in varie città d’Italia (Perugia, Tivoli, Roma, Chieti, Urbino), si trasferisce a Forlì nel 1983 dove consegue il diploma di maturità classica. Nel 1988 ottiene la laurea in scienze motorie a Urbino e nel 2003 la specializzazione per l’insegnamento del sostegno in aiuto scolastico ad alunni diversamente abili presso Rimini. Entra nella scuola pubblica e nel 2005 assume l’incarico di docente di sostegno a tempo indeterminato.

Da molti anni è impegnato nella creazione e coordinamento di progetti sportivi ed educativi a 360° rivolti ai giovani e più in particolare alla solidarietà a supporto del disagio e dello svantaggio sociale; ricordiamo, tra gli altri, progetti di aiuto alle cittadine terremotate di L’Aquila, dell’Emilia e del Centro Italia. Svolge attività di recupero e valorizzazione del territorio forlivese con progetti scolastici legati alla memoria dei rifugi della seconda guerra mondiale in zona di Castiglione di Villagrappa; attua progetti periodici legati alla tragedia del Vajont del 1963 e più in generale all’emergenza idrica attuale. Si occupa inoltre di educazione stradale e di legalità sportiva con approfondimenti su doping, scommesse illegali e razzismo.

Per 11 anni ha condotto un programma televisivo sulle reti di Videoregione, Canale 11 e Teleromagna dal titolo "Amico E’", dando voce a 8000 ragazzi in studio provenienti da tutta la Romagna scolastica e sportiva per un totale di 200 puntate. Diverse le pubblicazioni: nel 2011 “Il calcio dei piccoli”, frutto della sua esperienza come responsabile regionale dei settori giovanili della FIGC per 20 anni, e “Forlì con L’aquila” in occasione di un gemellaggio sportivo tra le due città.; nel 2017 “Momenti negli occhi” istanti personali in poesia. Riconoscimenti: nel 2011 ha ricevuto il premio “Fair Play” del Panathlon per la sua intensa attività rivolta ai ragazzi; mentre nel 2012 ha ottenuto un riconoscimento dall''Uefa per i progetti legati all’educazione alla solidarietà verso le società sportive terremotate emiliane e abruzzesi.


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