Economia

Coronavirus e zona rossa, l'appello: "No al lockdown per barbieri e parrucchieri"

L'associazione chiede al Governo "di riconsiderare le misure restrittive riguardanti le attività di acconciatura"

"La chiusura delle attività di barbieri e parrucchieri nelle zone rosse, come da anticipazioni sulla bozza del prossimo Dpcm, non è solo un provvedimento ingiustificato nei confronti degli imprenditori che in questi mesi hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo ma costituirebbe un vantaggio per chi opera nel sommerso". Questa la considerazione di Confartigianato Forlì.

Per l'associazione degli artigiani, "colpire le imprese regolari, che in questi mesi hanno fatto importanti investimenti, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario e riorganizzandosi per garantire la massima tutela della salute di tutti, clienti e collaboratori finirà, come accaduto durante il lockdown del 2020, per innescare l’impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori abusivi che rappresentano la vera minaccia per la salute dei cittadini".

"L’abusivismo, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola, non offre alcuna garanzia sulla salubrità dei trattamenti e dei prodotti utilizzati - viene rimarcato -. Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono attualmente contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro".

Confartigianato rivela inoltre che "nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, per l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza dell’abusivismo, le imprese di acconciatura e di estetica hanno registrato una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo". L'associazione chiede al Governo "di riconsiderare le misure restrittive riguardanti le attività di acconciatura, consentendone lo svolgimento anche nelle zone rosse, a tutela della salute dei cittadini e dell’economia del settore".


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