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Art Déco, concerto di chiusura al san Domenico con arpa protagonista

La mostra Art Déco non poteva che chiudersi con un concerto di musica francese del primo Novecento, in programma nella sala del Refettorio ai musei San Domenico.

Il concerto, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cassa dei  Risparmi di Forlì, ente da sempre a fianco dell’Orchestra Maderna, è l’ultimo dei tanti appuntamenti collaterali legati alla fortunata mostra “Art Deco. Gli anni ruggenti in Italia”. Come già sperimentato in altre edizioni, il concerto avrà inizio alle ore 17,00 con ingresso libero, ma per i visitatori della mostra sarà possibile assistere anche alle prove aperte durante il pomeriggio. In questo programma che rende omaggio alla musica francese del primo novecento verranno presentati brani di rarissimo ascolto in una formazione piuttosto inusuale. Protagonista assoluta l’arpa.

 
PROGRAMMA

Claude Debussy            Sonata per flauto, viola e arpa (1915) 
1862 – 1918                 - Pastorale
- Interlude
- Finale


Gabriel Pierné            Impromptu-caprice op. 9
1863 – 1937                 per arpa sola

Guy Ropartz            Prelude, Marine et Chanson
1864 – 1955             pour Flûte, Violon, Alto, Violoncelle et Harpe


Jean Cras            Quintette                        
1879 – 1932             pour Harpe, Flûte, Violin, Viola et Violoncelle
                I   Assez animé
                II  Animé
                III Assez lent
                IV Très animé 


Presentazione.

La Francia, e soprattutto Parigi, sono il comune denominatore di questo programma, che ha inizio con la Sonata per flauto, viola e arpa di Claude Debussy, composta assieme alla Sonata per violoncello e pianoforte e alla Sonata per violino e pianoforte tra il 1915 e il 1917. Si tratta di un ritorno alla musica da camera che Debussy non sviluppava dal suo Quartetto per archi composto nel 1893. 
La Sonata ha una composizione “ciclica”, per cui temi introdotti nei movimenti iniziali vengono ripresi nei movimenti finali; oltre a ciò si assiste, in queste tre Sonate, ad una ripresa di una forma “classica” per eccellenza (appunto la Sonata), dopo che, soltanto due anni prima, Debussy aveva criticato aspramente il ricorso a forme musicali tradizionali. 
La composizione delle tre sonate appartiene a un periodo molto delicato, sia per Parigi che per lo stesso Debussy. La Prima guerra mondiale, infatti, era scoppiata da circa un anno, mentre a Debussy già nel 1909 era stato diagnosticato un carcinoma al retto, che avrebbe comportato il ricorso alla radioterapia e la consapevolezza, da parte sua, di essere vicino alla morte. La Sonata per flauto, viola e arpa rappresenta il tentativo, da parte di Debussy, di riallacciarsi con forza, alle tradizioni francesi di Couperin e Rameau. 
Amico di Claude Debussy fu Gabriel Pierné, nato in una famiglia di musicisti (sua madre era insegnante di pianoforte e suo padre insegnante di canto). Studiò al Conservatorio di Parigi, dove fu allievo di Albert Lavignac, Antoine François Marmontel, Émile Durand, César Franck (per organo) e Jules Massenet (per composizione); fu uno studente molto brillante: ottenne il primo premio per il solfeggio, pianoforte (1879), contrappunto e fuga (1881), organo (1882); nel 1882 vinse il Prix de Rome con la cantata Edith.
Nel 1890 Pierné successe a Franck, morto quell'anno, come organista titolare della basilica delle Sante Clotilde e Valeria a Parigi: vi rimase per otto anni, finché nel 1898 non fu sostituito da Charles Tournemire. In vita Pierné ebbe fama soprattutto come direttore d'orchestra. Nel 1903 divenne assistente di Édouard Colonne, e quindi vicedirettore dei Concerts Colonne, una prestigiosa orchestra sinfonica, di cui fu direttore unico dal 1910 al 1934. Come direttore d'orchestra Pierné raggiunse una ottenne grande reputazione ed ebbe la possibilità di far entrare in repertorio numerose opere contemporanee (di Debussy, Ravel, Roussel, Stravinsky, Milhaud, Vierne, Enescu, ecc.). Diresse fra l'altro i primi balletti russi di Djagilev a Parigi.  Come compositore, la produzione di Pierné fu abbondante ed eclettica. Limitandosi alle sue composizioni teatrali, scrisse : opéra comique, comédie lyrique e drame lyrique, balletti e pantomime (fra cui le famose Impressions de music-hall), musiche di scena per numerosi drammi; scrisse grandi opere corali o sinfonico-corali (la più nota è La Croisade des Enfants), musica sinfonica e concerti per piano e orchestra, musica da camera (un quintetto, un trio, un quartetto per sassofono), pagine pianistiche e l’Impromptu-Caprice per arpa, che ascolteremo in questo programma. 
Lo stile di Joseph Guy Ropartz Marie (1864 - 1955), compositore anch’egli di area francese e proveniente in modo particolare dalla Bretagna, è stato influenzato da Claude Debussy e César Franck . Ha composto sonate per violoncello , sei quartetti per archi , un trio con pianoforte e trio d'archi, musica da camera e altre composizioni, spesso alludendo al suo patrimonio bretone. Il suo brano Preludio, Marine et Chanson per flauto, quartetto d’archi e arpa, è l’unico brano nella tradizione musicale occidentale che porta il titolo di “Marine”, e, il terzo movimento (la Chanson) è costruito su un tema popolare bretone. 

Jean Émile Paul Cras ( 1879 - 1932), anch’egli di origini bretoni (Brest), ha, nelle sue composizioni, una forte ispirazione alla  nativa Bretagna, ai suoi viaggi in Africa, e soprattutto ai suoi viaggi per mare.  Come comandante navale ha espletato servizio, distinguendosi per merito, durante la Prima Guerra Mondiale. Suo padre era ufficiale medico della Marina e anch’egli vi entrò a 17 anni; combattè   nelle Americhe, nelle Indie Occidentali e in Senegal. Le sue abilità matematiche  lo portarono a proporre  una serie di innovazioni nelle pratiche tecniche  adottate poi  da parte della Marina, tra cui l’ invenzione di un selettore elettrico ed un goniometro tracciatore di navigazione (che è stato chiamato “Cras”).
Dopo aver ricoperto diversi incarichi sempre nella Marina, nel 1931 fu  nominato General principale del porto di Brest e promosso contrammiraglio . Ricoprì  questa posizione fino alla morte, avvenuta dopo una breve malattia.  Per quanto riguarda la sua carriera musicale, Cras incontrò, all’inizio della sua carriera, Henri Duparc , il famoso compositore francese e i due diventano amici per la vita. Duparc chiamava Cras "il figlio della mia anima". Anche se i compiti di Cras nella marina francese gli lasciavano poco tempo da dedicare al suo lavoro musicale, ha continuato a comporre tutta la sua vita, scrivendo principalmente musica da camera e canzoni. Gran parte della sua opera più ambiziosa, l'opera Polyphème , è stata scritta e orchestrata durante la guerra; il suo trio d'archi e quartetto d'archi sono le sue opere più note.

I Virtuosi dell’Orchestra Maderna
I virtuosi dell’Orchestra Maderna è un ensemble  formato da musicisti dell’Orchestra Maderna che si ritrovano in occasioni speciali per presentare pagine  cameristiche di rara esecuzione, animati soprattutto dal desiderio di fare musica insieme.
In questo concerto la formazione classica del quartetto d’archi arricchito  dalla presenza del flauto al posto del primo violino si accompagna all’arpa, che con la sua ampia sonorità rappresenta al meglio il mondo sonoro del primo 900.

Davide Burani – arpa 
Davide Burani ama da sempre insegnare il suo strumento e allo stesso tempo esibirsi in qualità di solista e in formazioni cameristiche; periodicamente, collabora con l’Orchestra dei “Cantieri d’Arte”, con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con l’Orchestra della Radio Svizzera Italiana, con la Filarmonica “Arturo Toscanini” di Parma, con l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, con I Virtuosi Italiani, con l’Orchestra “Bruno Maderna” di Forlì.
Si è esibito in prestigiosi sedi in Italia, in Europa (Svizzera, Francia, Spagna, Germania, Repubblica Ceca, Regno Unito, Irlanda, etc.) e nel mondo (Cina e Giappone). 
Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche per le etichette Velut Luna, La Bottega Discantica, Erga Edizioni Musicali, Edizioni, MAP.
Insegna Arpa presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Achille Peri” di Reggio Emilia.
 


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