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Arte al Monte riparte con una personale di Vincenzo Baldini

Dopo la lunga chiusura dovuta alla pandemia mercoledì 3 febbraio riaprono le sale di Arte al Monte con l'ultimo progetto artistico di Vincenzo Baldini, "La notte lava la mente", che amplia ulteriormente la sua ricerca sui temi del notturno e della scissione della personalità. La mostra si protrae, ad ingresso libero, fino all'8 marzo.

In ottemperanza ai DPCM in vigore la mostra sarà aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, festivi esclusi, dalle 16 alle 19, ma la speranza è di poter aprire presto anche il sabato e la domenica.

Nato a Forlì nel 1960, Vincenzo Baldini ha iniziato la propria carriera artistica allestendo la prima personale a XC Pacifici di Forlì nel 1983. Da allora ha curato personali (tra cui una prima edizione de "La notte lava la mente" nel 2008) e partecipato a collettive (come Rich ad  Artefiera 2011) in molte città in Italia (Bologna, Cesena, Ferrara, Bolzano, Roma) e all’estero (Innsbruck, Londra e Berlino).

Sempre nel 2011 è stato selezionato per il Padiglione Emilia Romagna della LIV Biennale di Venezia con sede a Reggio Emilia.

La caratteristica principale della sua arte è la ricerca sulle potenzialità della materia: le sue opere non presentano virtuosismi né dimostrano autocompiacimento, mirando a trovare compimento attraverso quella materia scabra e dura che sembra quasi spingere fuori con prepotenza gli elementi che compongono il quadro. Tutta questa forza “schiaccia” luci e colori in una tavolozza ridotta all’osso, a tratti quasi oscura e cupa, con una luce che sembra non ci sia. Le raffigurazioni – spesso in primissimo piano – ne escono ammantate di mistero e magia.

Questa nuova edizione de "La notte lava la mente" mette a confronto alcuni ritratti del progetto dedicato ai “dimenticati” con le ultime creazioni di Baldini, volte ad indagare l’identità di genere.

“L’opera si apre e c’è un vuo­to che si scioglie – ha evidenziato a questo proposito Flavia Zoli - e attraver­so una crepa, uno strappo, traduce il conflitto interiore che marca il dinamismo tra l’habitus ed il meccanicismo dell’abitudine, così da ren­dere la struttura struttura­ta permeabile alle soluzioni imprevedibili ed innovative”.

Se nei dimenticati Baldini liberava le anime dando delle facce ai nomi, restituendogli così quell’individualità di cui era stati privati, nel nuovo progetto “Lisistrata, Medea, Giulietta, Ofelia, nascono come pro­tagoniste delle tragedie di una scena teatrale dove il confine tra finzione e realtà è sottile quanto una pagina di copione. L’incompiutezza – scrive sempre Flavia Zoli - è presente ad ogni passo verso il suc­cesso, e il desiderio appa­re, ma sempre minaccioso, proprio perché ciò che vie­ne ripudiato invece rima­ne o permane nei termini di una identificazione perduta”.


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