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A Dovadola l'accensione de "Zoc 'd Nadêl"

Mercoledì, in piazza Marconi, a Dovadola, giornata dedicata all'accensione del "ceppo di Natale" e all'apertura del mercatino. Si comincia alle 8.30 con l'accensione del fuoco che brucerà, come da tradizione fino all'Epifania, poi alle 10.00 verrà predisposto il mercatino natalizio a cura delle associazioni locali, in particolare del Comitato Genitori in collaborazione con la Pro Loco, dove sarà possibile acquistare addobbi per l'albero e il presepe, nonché oggetti realizzati in proprio utili per fare regali.

L'iniziativa proseguirà nel pomeriggio quando alle ore 16.00, sotto l'albero che spicca in piazza Marconi, verranno eseguiti canti natalizi dai bambini di Dovadola e dai ragazzi di "Vivi la Voce". Alle 17.30 merenda per tutti attorno al fuoco. Infine, dalle ore 20.30, inizierà l'attesa per l'arrivo del Babbo Natale della Pro Loco che porterà un dono a tutti i bambini presenti, fino ai dieci anni d'età e residenti in paese. La tradizione dell'accensione del fuoco durante questo periodo ha origini molto antiche. L'attuale festa del Natale coincide con la festa pagana del solstizio d'inverno che i Romani celebravano nel terzo e quarto secolo, da ciò si deduce che i Cristiani impiegarono oltre tre secoli per festeggiare la nascita di Gesù proprio il 25 dicembre. Contemporaneamente altre religioni dei popoli orientali, che si erano diffuse parallelamente al paganesimo tradizionale, festeggiavano nello stesso giorno il Dio Mitra, la divinità persiana del "Sol invicta".

La tradizione dei pagani voleva che il 25 dicembre si accendessero immensi roghi, quasi a voler dare nuova forza e vigore al sole così debole in questo periodo. In tutto ciò c'è un forte richiamo al potere purificatore del fuoco, del sole e della luce; non a caso quella solare è sempre stata considerata come potente avversaria delle malattie, dei malefici e delle infestazioni. Per cui il fuoco nel periodo invernale, quando il sole e la luce sono più scarsi, fu visto come lo strumento più appropriato per evocare tutto questo, così come avveniva con l'accensione dei fuochi primaverili a fine febbraio inizio di marzo, per San Giuseppe il 19 marzo e per San Giovanni il 24 giugno. A Forlì i fuochi si accendevano anche durante la notte tra il 3 e il 4 febbraio, quella che  precede la ricorrenza della Madonna del Fuoco. Tradizione che continua sotto un'altra forma, quella dell'accensione dei lumini rossi sui davanzali delle finestre.

Quando il 25 dicembre fu dedicato alla Natività di Cristo, le popolazioni, anche se ormai quasi totalmente convertite alla religione cristiana, non cessarono l'abitudine di accendere grandi fuochi alla vigilia di Natale. La chiesa dapprima condannò, poi fu sempre più tollerante, anche in considerazione del trasferimento del rito dall'esterno all'interno della propria abitazione, nel grande focolare domestico. Ecco come nasce l'usanza de "zoc 'd Nadêl", il ciocco o ceppo natalizio. Nacque in quel tempo anche la leggenda cristiana secondo la quale la Sacra Famiglia, col suo asinello, vada in pellegrinaggio di casa in casa cercando un fuoco per riscaldarsi e un po' di ristoro. Ed è per questo che davanti al focolare si ponevano tre sedie per far riposare la famiglia di Nazareth, addobbate con scialli e coperte, un asciugamano, una brocca d'acqua e relativo catino. Le iniziative in piazza Marconi a Dovadola, dove sono stati allestiti stand più grandi e più accoglienti di quelli montati gli scorsi anni, proseguiranno fino all'Epifania con la possibilità di cenare tutte le sere, a partire dalle ore 19.00, a prezzi modici, ad eccezione della serata del 25 dicembre durante la quale rimarrà accesso solo il fuoco.


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