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"Ci vuole orecchio": Elio canta e recita Enzo Jannacci al Teatro Diego Fabbri

Foto Dorotea Castro

Si chiude mercoledì 15 dicembre (ore 21) con la prima teatrale di “Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci”, Forlì Grande Musica! la prima stagione invernale di concerti organizzata da Emilia Romagna Festival, al Teatro Diego Fabbri. Sul palco Stefano Belisari in arte Elio (di Elio & le Storie Tese) che canta e recita Enzo Jannacci, insieme a Seby Burgio, pianoforte, Martino Malacrida, batteria, Pietro Martinelli, basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri, sassofono, e Giulio Tullio, trombone.

Due milanesi doc a confronto, in uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria” diceva il grande Enzo Jannacci, il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili come allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale. “Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente. Un Buster Keaton della canzone, nato dalle parti di Lambrate, che verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio.

Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, troveremo assieme a Elio cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora: Seby Burgio al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono e Giulio Tullio al trombone. A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra.


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