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"In guerra è morta la poesia?" Echi della grande guerra nella narrativa di Marino Moretti

Nell'ambito del ciclo di conversazioni autunnali sulla Grande Guerra, Manuela Ricci, direttrice di Casa Moretti, terrà una conferenza sull'opera di Marino Moretti in relazione al primo conflitto mondiale. Di seguito il programma completo del ciclo di cui la conversazione fa parte e una breve presentazione dello stesso.

Mercoledì 17 ottobre, Forlimpopoli, Sala del Consiglio Comunale, ore 21: Manuela Ricci (Casa Moretti), "In guerra è morta la poesia? Echi della Grande Guerra nella narrativa di Marino Moretti”

1918-2018: cento anni ci separano ormai dalla fine del primo conflitto mondiale. Ora che lo scorrere del tempo ha cancellato la memoria diretta, la ricorrenza costringe a fare i conti con l'evento che ha drammaticamente inaugurato il “secolo breve”, ponendo fine ai sogni della Belle Époque. Si può celebrare con orgoglio la vittoria che ha regalato all'Italia Trento e Trieste? O bisogna piuttosto deprecare con le parole di papa Benedetto XV “l'inutile strage” che ha dilaniato l'Europa? Se è vero che un albero si riconosce dai suoi frutti, l'imperativo è ora quello di comprendere e studiare le conseguenze della Grande Guerra, riconoscendo i fili più o meno invisibili che la legano all'età dei totalitarismi non meno che al nostro presente. Come Benedetto Croce insegna, infatti, ogni storia è storia contemporanea: ogni sguardo rivolto al passato è anche un'indagine sul mondo che ci circonda.
Date queste premesse, il ciclo di conversazioni intende affrontare l'argomento da un'ottica pluridisciplinare, dando spazio alla letteratura, alle arti figurative, al cinema. Gli artisti, di qualunque mezzo espressivo si servano, sono infatti quasi sempre gli interpreti più acuti e sensibili di ciò che sta avvenendo o è avvenuto intorno a loro, e le loro opere risultano spesso più eloquenti ed incisive di tanti saggi storici, purché opportunamente contestualizzate all'interno del clima culturale che le ha prodotte. Così, dopo un'introduzione generale affidata a Carlo De Maria, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Forlì-Cesena, ripercorreremo gli anni del conflitto e del convulso dopoguerra attraverso i gesti eclatanti e la parola alata di Gabriele d'Annunzio, il poeta che più di ogni altro seppe farsi interprete, con la controversa impresa di Fiume, del diffuso malcontento generato dal Trattato di Versailles e dell'aspirazione a un diverso ordine politico e sociale. Mentre il Vate, vestiti i panni del Comandante, lanciava i suoi proclami dal balcone di Fiume, come ci racconterà Alessandro Merci, gli scrittori, i poeti e i letterati in genere si accingevano a costruire una memoria condivisa dell'evento, oggetto dell'intervento di Marino Biondi. Molti avevano preso parte direttamente all'evento, altri ne erano stati semplici testimoni; tutti ne erano usciti cambiati. Lo si può notare anche nelle pagine di uno scrittore schivo e appartato come Marino Moretti, che proprio in quegli anni abbandonava la poesia, che lo aveva reso celebre, per volgersi alla prosa memoriale e alla narrativa; in questo ambito si segnala Il trono dei poveri (1928), in cui Moretti rievoca la sua esperienza degli anni del conflitto e cerca di fare i conti con essa, come ci racconterà una delle massime esperte dello scrittore, Manuela Ricci. In modo non dissimile, gli artisti figurativi si confronteranno lungamente con l'evento bellico, ora con scopi celebrativi e monumentali, ora con più sottili intenti di denuncia; un ruolo di primo piano spetta in questo campo agli artisti romagnoli, come Francesco Nonni, Gino Barbieri, Giannetto Malmerendi, Domenico Rambelli, su cui si focalizzerà l'attenzione di Claudio Casadio. L'ultima parola non può però spettare che al cinema, il quale forse più di ogni altra manifestazione artistica ha contribuito a diffondere presso le masse l'immagine della Grande Guerra che oggi abbiamo, prima con i film di propaganda muti e sonori poi con celeberrime opere di denuncia quali La grande guerra (1959) e Uomini contro (1970).


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