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Quartetto per la fine del tempo in concerto

Il Quartetto per la fine del tempo di Olivier Messiaen è una delle partiture più ardue, impervie, ma anche più affascinanti del Novecento. Composto ed eseguito per la prima volta con strumenti di fortuna il 15 gennaio 1941 nel campo di concentramento di Görlitz, in Slesia, la partitura è una vertiginosa riflessione sull’Apocalisse, e in particolare del versetto in cui l’Angelo che apre il settimo sigillo grida «con voce da leone» che «non c’è più il Tempo». Ricchissima di implicazioni filosofiche e teologiche, il Quartetto, attraverso otto movimenti, è una superba meditazione sul tempo psicologico, misurabile, relativo, fisiologico, trascendente e, soprattutto, un atto di fede pronunciato al culmine della notte che stava stritolando l’Europa e il mondo intero.

Non si poteva concludere altrimenti una rassegna concertistica dedicata alle Metamorfosi di Ovidio: il ‘secolo breve’, infatti, ha visto anche la tenebrosa metamorfosi in insetti di milioni di esseri umani, meritevoli, secondo la deprava ideologia nazista, di essere sterminati. Pertanto, il concerto è idealmente dedicato a tutti coloro che sono stati assassinati nei campi di concentramento di ogni tempo e di ogni luogo.

A eseguire la partitura di Messiaen saranno Paolo Chiavacci (violino), Giorgio Babbini (clarinetto), Sebastiano Severi (violoncello) e Filippo Pantieri (pianoforte).


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