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Giugno molto caldo, secco e con fenomeni estremi: gli effetti del cambiamento climatico

Il mese di giugno va in archivio tra i più caldi dell'ultimo decennio e tra i meno piovosi. Pierluigi Randi, tecnico-meteorologo di Emilia Romagna Meteo, traccia un'interessante analisi a ForlìToday

Nella foto la genesi del mostro temporalesco che poi si è abbattuto sul Ravennate

Non ci sono più le vecchie stagioni. Inverni freddi e nevosi ed estati calde sì, ma gradevoli, sono un lontano ricordo. Le cause sono da attribuire al cambiamento climatico a larga scala, responsabile di fenomeni sempre più estremi. Il temporale che mercoledì ha colpito duramente il Ravennate e che ha sfiorato il Forlivese ne è un tipico esempio. L’Organizzazione mondiale per la meteorologia delle Nazioni Unite (Omm) ha preso in esame il quinquennio intercorso tra gli anni 2011 e 2015, riscontrando l’indice di surriscaldamento globale più alto di sempre. L'influenza dell'uomo sul clima ha un peso importante e le conseguenze sono ben visibili. Il mese di giugno va in archivio tra i più caldi dell'ultimo decennio e tra i meno piovosi. Pierluigi Randi, tecnico-meteorologo di Emilia Romagna Meteo, traccia un'interessante analisi a ForlìToday.

Il mese di giugno sarà ricordato per il gran caldo e l'afa. Sono “caduti” dei record?
A livello di temperatura massima assoluta no; diciamo che è stato un mese costantemente caldo, ma senza presentare picchi di temperatura estremamente elevati come era occorso in altre circostanze. Solo tra il 22 ed il 24 giugno le temperature massime si sono portate a toccare i 37°C in alcune aree del lughese e del faentino; ma anche in questo caso i suddetti valori non rappresentano i record del mese di giugno, i quali appartengono ancora al 2003 ed al 2012 a seconda delle zone. Da segnalare anche valori notturni molto elevati tra il 23 ed il 25 giugno, con picchi massimi di temperatura minima nei centri urbani di 25°C circa (25.6°C a Forlì) che hanno favorito condizioni di elevato disagio fisico. Teniamo presente che qualora la temperatura minima non scenda sotto i 20°C si parla di “notte tropicale”, ed esse sono in costante aumento nell’ultimo ventennio.

La grande assente è stata la pioggia. Ci sono stati in passato mesi di giugno avari di precipitazioni?
Sì, giugno è stato indubbiamente un mese poco piovoso, anche se i temporali di mercoledì hanno in parte attutito un deficit pluviometrico che prima era circa dell’80%. La sensazione che nei tre mesi estivi debba piovere poco o pochissimo non è suffragata dai dati climatologici, infatti il primo mese estivo dovrebbe vedere una piovosità media (pianura e costa) di circa 56 millimetri di pioggia, ovvero 56 litri di acqua per metro quadrato di superficie (valori medi del trentennio 1971-2000), superiore, ad esempio di quella media dei tre mesi invernali. In realtà in estate deve piovere, certamente non come nei mesi autunnali e primaverili, ma deve piovere.

Una conseguenze del cambiamento climatico....
Ha infatti inciso, oltre che sulle temperature, particolarmente quelle estive (estati più calde e lunghe rispetto a qualche decennio fa), anche sul regime delle precipitazioni. Infatti nel nuovo millennio la piovosità media estiva è scesa in regione (Romagna) di circa il 30%, quindi mediamente un terzo della pioggia in meno, il che, unito a temperature sempre più elevate con intense e prolungate ondate di caldo, causa elevati valori di evapotraspirazione, con terreni più secchi e maggiore richiesta di acqua a scopo irriguo. Pertanto avere periodi poco piovosi in estate sta diventando una consuetudine, e sotto questo aspetto giugno 2017 non rappresenta affatto una novità.

Ci sono stati mesi di giugno secchi?
In tempi recenti andò ancora peggio nel 2012, quando in giugno caddero solo 6,3 mm di pioggia (media regionale) e si ebbe una delle peggiori siccità estive in compagnia del 2003. Anche giugno 2008 fu poco piovoso, con soli 17 millimetri medi di pioggia. Insomma un giugno (o un mese estivo) particolarmente avaro di piogge non rappresenta più una novità, prova ne sia che negli ultimi 10 anni solo in due occasioni si sono manifestati mesi di giugno più piovosi rispetto alla norma, ovvero nel 2014 e nel 2016. Pertanto in 8 anni sugli ultimi 10 giugno è risultato poco piovoso se non proprio secco. Peraltro i temporali di mercoledì, sebbene talora violenti, non hanno portato grandi benefici ai terreni “assetati”, di norma queste piogge, molto intense, causano una notevole dispersione di acqua per dilavamento e ruscellamento, e solo un percentuale minoritaria riesce a penetrare sul terreno a profondità utili.

La difficile situazione idrica è tuttavia da imputare ad un inverno ed una primavera anomale dal punto di vista pluviometrico. E' esatto?
Assolutamente sì. In primo luogo occorre precisare che in Romagna la situazione non è certo rosea ma non è ai livelli di estrema emergenza come invece per l’Emilia occidentale (province di Piacenza, Parma e Reggio), ed attualmente siamo in una condizione di siccità moderata; localmente grave per quanto concerne gli aspetti legati all’agricoltura (siccità agricola).
Il problema non sta tanto nelle scarse piogge di giugno, quanto nel deficit delle precipitazioni invernali (-30% in regione) e di quelle primaverili (-30% anche in questo caso) fin qui accumulato, per cui si stratta degli effetti di un’anomalia pluviometrica che ha radici più lontane nel tempo. Certamente le alte temperature di giugno (elevata evapotraspirazione giornaliera) hanno aggravato una condizione che in ogni caso era già presente, sebbene non ancora a livello di emergenza. Ovviamente se nelle prossime settimane continuerà a non piovere la situazione potrebbe rapidamente peggiorare, specie in caso di alte temperature, per cui il tempo stringe.

Domanda che in tanti si stanno ponendo: quanti giorni o millimetri di pioggia servirebbero per rientrare dalla situazione di criticità?
Indicativamente servirebbero un centinaio di millimetri almeno distribuiti in 8-10 giorni piovosi, ma è un traguardo difficile da raggiungere, poichè ci stiamo avviando verso il cuore della stagione estiva che di norma è caratterizzato da scarse precipitazioni su un limitato numero di giorni. Certamente non è impossibile che ciò possa accadere, ma le statistiche climatologica della regione non sono in tal senso favorevoli; insomma sarebbe necessario un periodo anormalmente piovoso sotto il profilo stagionale.

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E non appena arriva una perturbazione i fenomeni sono particolarmente estremi. Quanto incide il cambiamento climatico e cosa si può fare per ridare un certo equilibrio alle stagioni?
Temporali violenti nel periodo estivo, accompagnati da grandine ed intense raffiche di vento, non rappresentano una novità in regione ed hanno sempre caratterizzato il corso della stagione estiva. Il problema è che oggi abbiamo a che fare mediamente con masse d’aria molto più calde nei bassi strati rispetto al passato. Siccome per avere forti temporali servono diversi “ingredienti”, tra cui aria fresca in quota; aria calda ed umida al suolo, ed un particolare profilo del vento tra basse ed alte quote (windshear), ecco che forzando all’eccesso una di queste tre componenti (aria calda nei bassi strati), si possono avere fenomeni particolarmente severi, in particolare per quanto concerne l’intensità di pioggia. Su grandine e colpi di vento il segnale rispetto al passato non è particolarmente significativo, ma lo è per quanto concerne l’intensità di pioggia. E non potrebbe essere diversamente, poichè per ogni grado di aumento dell’aria, l’atmosfera riesce a trattenere il 7% di acqua in più, la quale viene ovviamente resa disponibile si sistemi temporaleschi per farla precipitare al suolo. Ecco perchè dovremo abituarci a precipitazioni particolarmente intense. Difficile dare una risposta alla seconda parte della domanda, la maggioranza dei buoi sono già scappati, e dovremo intanto attrezzarci per adattarci nel miglior modo possibile al cambiamento climatico. Gli accordi di Parigi sono molto importanti e potrebbero rappresentare una piccola via d’uscita, ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, e qualcuno, al di là dell’oceano sta già facendo orecchie da marcante.

Come mai il caldo africano da circa un decennio a questa parte ha una certa predominanza sull'anticiclone delle Azzorre, ovvero quello delle belli estate?
A causa del climate change è cambiata anche la circolazione atmosferica a grande scala. Con i cambiamenti del clima l'anticiclone delle Azzorre tende a spostarsi più ad ovest in senso longitudinale e cioè dalle Azzorre verso le Bermuda, e tende, inoltre, ad oscillare maggiormente tra basse e alte latitudini, molto probabilmente a causa delle variazioni delle temperature superficiali delle acque oceaniche, naturalmente indotte dal climate change. E' una tendenza giù osservata da qualche tempo e che ricorre anche in simulazioni modellistiche lanciate su scenari di tipi climatologico, e di cui esistono studi specifici. La tendenza dell'anticiclone delle Azzorre di arretrare verso le coste del nord America sembra essere sempre più confermata negli anni recenti ed è particolarmente evidente in questo periodo, L'Europa occidentale di conseguenza finisce sotto l'influenza dell’anticiclone subtropicale africano che occupa tutto il Sahara e con una propaggine (promontorio) sull’Europa occidentale, propaggine che si spinge fino ad oltre i 50° di latitudine Nord.

Passata questa “rinfrescata” cosa possiamo attenderci nei prossimi giorni?
La recente ondata di caldo è oramai alle spalle e ci attende qualche giorno più fresco (ma non freddo) ed ancora con una leggera instabilità (più probabile venerdì e sabato, sebbene con fenomeni solo locali). Indicativamente dal giorno 5 le temperature dovrebbero tornare ad aumentare ma senza raggiungere gli eccessi dei giorni scorsi, peraltro in in contesto ancora un pò instabile.

Come evolverà invece il mese di luglio?
In buona sostanza la prima decade di luglio dovrebbe trascorrere con temperature prossime alla norma del periodo e senza particolari eccessi termici; si avrà anche una parziale instabilità che di tanto in tanto potrebbe portare a qualche breve fase temporalesca. Per la seconda e terza decade del mese si affaccia uno scenario nuovamente caldo e più stabile, anche se il segnale è inevitabilmente ancora debole e quindi incerto. Pertanto in tal senso serviranno conferme nei prossimi giorni. In ogni caso l’estate è da poco cominciata e non finisce certo qui.


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