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L'intervista - Il presidente della Provincia silurato dal Pd: "Al partito non ho mai chiesto niente, ma non correrò con una mia lista"

Nel giro di due anni il Pd nel Forlivese silura quindi il sindaco del comune capoluogo e il presidente della provincia, le due massime cariche espresse dato che non ha rappresentanti in Regione e in Parlamento

Silurato dal suo partito, il Pd, che non lo ricandiderà. Gabriele Fratto non sarà candidato del centro-sinistra per il secondo mandato a Bertinoro. E' quanto stato deciso dalla segreteria comunale di Bertinoro del Pd, che tuttavia dopo la riunione decisiva, dopo mesi di 'tira e molla' non ha neanche comunicato ufficialmente la sua decisione, pur così impattante sulle prossime elezioni comunali del 3 e 4 ottobre. Neanche poche righe scritte per tentare una giustificazione politica, nell'evidente imbarazzo di palesare quello che è in sostanza un giudizio negativo degli ultimi 5 anni della propria stessa amministrazione, che viene sconfessata.

Un canovaccio, alla fine, già visto non più di due anni fa a Forlì, col risultato della sconfitta elettorale. Il centro-sinistra a due mesi dalle elezioni si ritrova senza un candidato anche se un nome circola con insistenza, quello dell'assessore all'Urbanistica Mirko Capuano. Nel giro di due anni il Pd nel Forlivese silura quindi il sindaco del comune capoluogo e il presidente della provincia, le due massime cariche espresse dato che non ha rappresentanti in Regione e in Parlamento. Infatti, la decisione avrà conseguenze anche sulla Provincia di Forlì-Cesena: Fratto, essendo anche a capo della Provincia non potrà più esserlo se non è anche sindaco di un comune del territorio provinciale, come prevede la legge che ha tolto l'elezione diretta del presidente della Provincia. Dopo mesi di silenzio su questo tema, a parlare è il sindaco uscente di Bertinoro Gabriele Fratto. 

Sindaco, un osservatore esterno - un bertinorese medio poco avvezzo a frequentare conciliaboli di partito - ancora non capisce le motivazioni politiche che hanno portato a non rinnovarle la fiducia. Visto che il Pd non le dice, ce le può spiegare, almeno quelle dal suo punto di vista?
“Credo che queste domande debbano essere fatte al Partito Democratico, io ho sempre tentato una riconciliazione tra le parti. Probabilmente ci si aspettava di più ma anche il fatto che all’inizio del mandato amministrativo eravamo tutti giovani amministratori, per lo più inesperti, lasciati un po' da soli, e, poi, il periodo contingente della pandemia, non ci ha aiutati a far emergere i buoni risultati del nostro lavoro”.

La non ricandidatura di un sindaco al secondo mandato è una scelta rara e di rottura. Di solito la si prende per correre ai ripari se c'è una percezione di forte impopolarità del candidato, oppure se ci sono stati grandi errori amministrativi nel primo mandato o perché pesano inchieste giudiziarie. Dal suo punto di vista ricorrono queste condizioni?
“Io mi baso su dati oggettivi. Il Pd regionale ha finanziato un sondaggio che, a detta degli esperti, ha fornito spunti di riflessione importanti per la mia ricandidatura. Tra le altre cose il Comune non è mai stato attenzionato dalla magistratura o dalla Corte dei conti in questi ultimi 5 anni per le scelte fatte dalla mia giunta”.

Quanto pesa la questione urbanistica del polo commerciale di Santa Maria Nuova? Il tempismo è sospetto: dopo mesi, la situazione si è sbloccata guarda caso pochi giorni dopo aver chiuso questa partita.
“La questione del POC non penso sia stata determinante, anzi. Ferme restando le decisioni assunte dal Consiglio Comunale nel 2017, confermate nell'ultimo Consiglio, sull’oggettiva riduzione dell’estensione delle aree commerciali ha pesato una forte attività di mediazione e di ascolto degli interlocutori interessati”.

Che ruolo ha avuto la Federazione di Forlì del Pd? Non è mancata una regia? Eppure anche in situazioni di forti dissidi, come avvenuto a Rimini recentemente, la mediazione dei livelli superiori è risultato essere determinante, una 'moral suasion'. Non è successo invece a Bertinoro, pur essendo un piccolo comune.
“Ho sempre tenuto aperto un canale di comunicazione con la Federazione di Forlì, propensa, comunque, alla non ingerenza nelle situazioni interne locali. Il segretario Daniele Valbonesi si è mosso in questa direzione, anche se gli va riconosciuto il fatto che ha provato una mediazione. Immagino non sia stato facile neanche per lui gestire la situazione”.

Si parla di un gruppo civico a lei avverso che però non si è mai palesato alla cittadinanza con una sua proposta politica. Ci sono dei burattinai in questa storia?
“Possono, immagino, esserci tante strategie in politica, è importante che ognuno giochi la sua partita secondo i propri valori di riferimento”

Conferma che non si candiderà con una lista autonoma oppure, visto il trattamento, ci sta ripensando?
“Non posso negare l’amarezza del momento, è comprensibile, credo. Al Pd non ho mai chiesto niente dal 2007, anno in cui mi iscrissi al neonato Partito Democratico. Tutte le esperienze che ho fatto mi sono state chieste e ho sempre preso con grande spirito di servizio e di lealtà questo impegno. Di conseguenza non ho intenzione di presentare una mia lista, lo avevo già dichiarato a febbraio. Rimango rammaricato è vero, ma sono consapevole che la vita è fatta di tanto altro e che questo altro meriterà la mia più totale attenzione”.

Lei - quando la poltrona non era retribuita - è stato indicato come presidente della Provincia, un ruolo che cioè implicava un consenso sulla sua persona più ampio rispetto ai confini della stessa Bertinoro. Si sente scaricato da quel mondo che lo ha sostenuto fuori dai confini comunali?
“Nel 2018 ho accettato, per spirito di servizio e perché mi era stato chiesto dal Pd, un ruolo istituzionale quando fino all'anno scorso è stato a titolo gratuito, un incarico che oggi, invece, è retribuito. In quel ruolo ho ricevuto attestazioni di stima non solo da parte di molti cittadini per i servizi dell’ente, ma anche da diversi interlocutori qualificati che operano e si confrontano con realtà sovracomunali e da esponenti di aree politiche diverse dalla mia. Di questo sono molto grato. Credo di aver rispettato fino in fondo i ruoli istituzionali che ho rivestito”.

Vuole dire qualcosa ai suoi concittadini che tra un paio di mesi non amministrerà più?
“Anche se lavoreremo insieme fino ad ottobre, per cui sentirete ancora parlare di me,  voglio ringraziare, tutti gli amministratori e tutti i  collaboratori comunali e provinciali. E’ stato un onore lavorare con loro. In particolare, ringrazio i cittadini di Bertinoro, teste calde e appassionate, romagnoli Doc. Rivolgo a loro uno speciale ringraziamento, un abbraccio forte e un'appassionata e immutata dichiarazione di amore. Grazie a voi, cittadini bertinoresi, per tutto quello che silenziosamente avete fatto per me e per l'affetto che non mi avete mai fatto mancare. Esco da quest'esperienza con il più bel bagaglio di vita e di emozioni che un giovane uomo possa mai sperare. Ne sarò per sempre grato”.


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