Politica

Festa della Repubblica, Morrone (Lega): "Serve riflessione su stato di salute del Paese"

Il parlamentare: "Serve un segnale forte di riappropriazione della dignità, della facoltà di scelta, dell’autonomia di pensiero, dell’identità"

Jacopo Morrone

“La Repubblica italiana compie oggi 76 anni. A sancire la nascita di una nuova forma istituzionale dello Stato fu il referendum del 2/3 giugno 1946, che richiamò alle urne l’89,08% degli aventi diritto, quasi 25 milioni su 28 milioni circa di italiani, il 54,27% dei quali votò a favore della repubblica. Per la prima volta votarono anche le italiane. Il Paese usciva da un periodo difficilissimo, dal ventennio di dittatura e da una guerra devastante. C’era tuttavia un grande fermento di libertà, di partecipazione, di interesse per la vita pubblica, di ricerca del bene comune. Un quadro molto diverso dall’attuale, dove sembra prevalere un atteggiamento di disinteresse, di allontanamento nei confronti della politica e della vita pubblica, con la conseguenza di una sempre più tangibile diserzione dalle urne”. Così in una nota il parlamentare della Lega Jacopo Morrone.

“Una giornata di festa quella del 2 giugno - aggiunge - ma anche di profonda riflessione sulla condizione di salute dei principi liberaldemocratici del nostro Paese. L’Italia dinamica, estrosa, positiva di qualche decennio fa, pur con i limiti che le abbiamo riconosciuto, sembra essere stata sostituita da un Paese rinchiuso in se stesso, ingrigito, esacerbato, preda di derive giustizialiste autodistruttive e sottomesso all’egemonia culturale dominante. Serve un segnale forte di riappropriazione della dignità, della facoltà di scelta, dell’autonomia di pensiero, dell’identità. Serve tornare a partecipare, a far valere la propria volontà nella consapevolezza di quanto accade. Il prossimo 12 giugno si svolgerà un nuovo referendum. Questa volta sulla giustizia. Un momento importante per il futuro del Paese su cui gli italiani potrebbero realmente decidere. Obbligatorio l’uso del condizionale perché su questo referendum è calato il ‘muro del silenzio’ con l’obiettivo di farlo fallire. Gran parte degli italiani non è informata del referendum, né della sua portata o è disincentivata al voto da certe aree politiche, mediatiche e della giustizia di sinistra ma non solo. Certo le situazioni sono diverse. Ma se nel 1946 non ci fosse stata la chiamata popolare al voto cosa sarebbe accaduto? Pur nella situazione drammatica di un Paese uscito dalla guerra, allora gli italiani decisero il proprio futuro. Oggi sapremmo fare altrettanto?”.


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