Segnalazioni

"Giusto la fine del mondo di Jean Luc Lagarce"

SABATO 15 NOVEMBRE ORE 21.00 GIUSTO LA FINE DEL MONDO

di Jean-Luc Lagarce

una coproduzione Murmuris - AttoDue

con il sostegno di Nuovi Mecenati, noveaux mécènes- Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea

regia Simona Arrighi, Laura Croce


con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Roberto Gioffrè

allestimento Francesco Migliorini


cura delle musiche Luigi Attademo

con il sostegno di Nuovi Mecenati, nouveaux mécenes Fondazione franco - italiana di sostegno alla creazione contemporanea

Una giovane compagnia toscana decide di coinvolgerne un'altra con più di trent'anni di storia: da questo incontro nasce un progetto ampio e ambizioso di riflessione e di produzione sull'opera di Jean-Luc Lagarce.

Grazie al prestigioso sostegno della fondazione Nuovi mecenati, Nouveaux mécènes- Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea, e all'attenzione dell'Ambasciata Francese e dell'Istituto Francese di Firenze, il Progetto Lagarce si articola in una dimensione nazionale.

Testo intenso di uno degli autori più rappresentati in Francia dopo Molière, "Giusto la fine del mondo" ha molto in comune con il linguaggio del celebre drammaturgo seicentesco per la capacità di indagare le relazioni intime fra le persone, i legami non sempre facili che uniscono i membri di uno stesso gruppo familiare.

Un ponte immaginario fra due secoli, il '600 e il '900, che fa emergere una base di partenza comune: lo studio dell'uomo nella relazione con l'altro, declinato nelle sue diverse forme.

Un uomo torna a casa, dalla sua famiglia, per comunicare che presto morirà. Se ne andrà
senza averlo detto, ma l'incontro con la madre, la sorella, il fratello e la cognata, sarà per tutti l'occasione per rivelarsi. Tutti, tranne Louis, tornato proprio per dichiarare qualcosa, diranno ciò che
mai hanno avuto il coraggio neppure di sussurrare. Così tra ricordi sbiaditi, speranze deluse e dinamiche impietose, entriamo nella verità di questa famiglia, che è la nostra famiglia che è tutte le famiglie. Luogo di sicurezza, ma anche di rancori, di rimpianti, di aspettative, di gelosie.

Qui c'è tutto e il contrario di tutto. Giusto la fine del mondo non è un testo, è un luogo dove accade ogni cosa. Un oceano infinito di parole che i protagonisti, con echi beckettiani, ma con una vis tragica che sconvolge, riversano l'uno sull'altro, eppure si avverte solo il silenzio e l'impossibilità di dirsi davvero qualunque verità. Louis, il protagonista, è in realtà una figura defilata, quasi assente, potrebbe non esserci, forse è già morto. Nulla accade, eppure alla fine nulla è più come prima, tutto è mutato, per sempre.
Così ci ritroviamo là, giusto alla fine del mondo, alla fine della vita, alla fine di questa menzogna. La catarsi c'è, come in ogni tragedia che si rispetti, e noi la viviamo. Ma non è alla conclusione, come vuole Aristotele, bensì durante, nelle parole violente, nella forza che i protagonisti trovano per dirsi, per rivendicare lo spazio che mai hanno avuto, per cercare di avere quell'attimo di amore e gioia che sentono negato. Alla fine invece no. Si resta come sospesi. In un oblio. Restano i passi sul selciato, la fuga. Il ritorno.


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