Segnalazioni

"La mia analisi dell'ultima assemblea di Alea: ecco perché pagheremo di più"

Un'assemblea di Alea

Scrive il lettore:

Sono andato ieri sera all’assemblea indetta da Alea e dalla Giunta comunale di Forlì al teatro San Luigi, mi sono così reso meglio conto di come funzionera’ il nuovo sistema, ricavandone un sensazione molto sgradevole, e che riassumo per punti (durante la mia presenza in sala il rappresentante di ALEA non ha detto come si chiamava, nel seguito lo chiamerò, appunto, “l’uomo di ALEA”):

ALEA continua a sostenere di non conoscere la tariffa cui saranno sottoposti i cittadini perché, dice, “Sono i Comuni che debbono definirla”. È una ipocrisia inaccettabile: la tariffa, nei fatti, la decide ALEA perché deve coprire i costi ed è ovvio che, esistendo un piano industriale pluriennale, il costo tariffario sia noto da tempo.
In questo senso è intollerabile, da parte di ALEA e dei Sindaci dei Comuni che l’hanno voluta, il nascondimento questo dato, trincerandosi dietro un formalismo; è una concezione arbitraria del potere, che colloca i cittadini al livello di “sudditi”, che debbono sempre accettare ciò che gli viene propinato.  Intanto il progetto va avanti, i contenitori vengono distribuiti e poi, quando ogni cittadino li avrà ritirati, ogni azienda avrà firmato contratti “in bianco” quanto al costo, la “tariffa” verrà comunicata. E viene da pensare che sarà più alta (perché se fosse più bassa avrebbero fatto i manifesti).
Per avere conferma che tutti pagheremo di più, ed alcuni molto di più, ho chiesto al rappresentante di ALEA di dire se il loro PEF-Piano Economico Finanziario è più alto o più basso rispetto all’analogo di HERA e se il numero di dipendenti e’ più alto o più basso rispetto a prima: la risposta (detta a mezza bocca e con molta fatica) è stata “Più alto il PEF, di più i dipendenti”. Bene, se sono più alti i costi inevitabilmente sarà  piu’ alta la tariffa.
Ma anche di fronte all’evidenza l’uomo di ALEA ha continuato a dire che il loro scopo è diminuire la tariffa. Come, ho incalzato? La risposta è stata: riciclando molto e riciclando bene. E, quindi, si suppone, vendendo il materiale così recuperato.
Peccato che non possa essere vero. In Italia il sistema del riciclo si è da tempo bloccato. Le industrie del riciclaggio non ritirano più i materiali che ignari cittadini diligentemente riciclano, sicché una parte di quel che ricicliamo con tanta fatica finisce comunque all’incenerimento oppure, peggio, in discarica.
La disponibilità al ritiro delle cartiere e’ molto più bassa rispetto all’offerta di carta riciclata (che dunque viene stoccata). L’uomo di ALEA, punto più volte sul vivo, ha dovuto dire cosa viene loro pagata una tonnellata di carta riciclata: 5 euro. Ogni 1.000 chili. Nemmeno il costo vivo del trasporto! Non saranno questi ricavi a far diminuire le tariffe.
Il vetro va in pochissimi impianti ed il COREVE (Consorzio Recupero Vetro) non sa più che farsene; le aste ordinarie e speciali di vetro recuperato vanno spesso deserte e vi sono migliaia di tonnellate di vetro stoccato che rappresentano una emergenza ambientale.
La plastica (che un tempo valeva anche 200 euro a tonnellata), dopo che la Cina non ritira più il rifiuto, oggi non vale più nulla; le aziende di selezione e riciclo della plastica sono piene di prodotto invenduto.
L’uomo di ALEA, non potendo smentire questi fatti, allora ha detto che le aziende, con il porta a porta, potranno scaricare l’IVA del 10% in fattura (oggi non sarebbe possibile). Questo sarebbe il vantaggio. Ma è evidente che le tariffe non si limiteranno a crescere solo del 10% e poi questo “beneficio fiscale” riguarda solo le imprese, non i residenti.
Alla fine però l’uomo di ALEA una mezza verità l’ha detta, e cioè che raccogliendo meno frazione secca, che oggi viene conferita all’inceneritore di Forli con un costo di 6.000.000 di euro (nel 2018), si presume un risparmio della metà: 3.000.0000 di euro (nel 2019). Sarebbe dunque quella (se vera) la somma da restituire nelle bollette. Ma ALEA costa più di HERA, ha più dipendenti ed è una piccola realtà (non può sfruttare le sinergie su cui conta HERA): rimarrà qualcosa di quei 3 milioni? Temo dovremo aggiungerne.
Intollerabile invece la presa in giro dei presenti messa in atto dall’Assessore William Senzani, il quale ha affermato che la scelta del “porta a porta” voluta dal Comune di Forlì serve prima per ridurre le quantità incenerite dal termovalorizzatore di Forli (che oggi brucerebbe anche 20.000 tonnellate di rifiuti di Ravenna) e poi per farlo chiudere: chiunque si sia minimamente interessato al tema sa che l’inceneritore di Ravenna è destinato ad una rapida chiusura (avrebbe dovuto chiudere già il 31 dicembre prossimo, ma sarà un poco più avanti); quello di Forli’ resterà aperto. Non tutti i cittadini presenti erano però a conoscenza di questo fatto, perciò trovo grave il comportamento dell’Assessore Senzani, irrispettoso per la città che pure gli ha conferito l’Assessorato all’Ambiente.
Per il resto, alle molte e puntuali domande di alcuni cittadini (sui pannolini/pannoloni, sugli assorbenti, sulle deiezioni degli animali da compagnia, sull’abbandono di lattine e bottiglie in centro storico, ecc.) la risposta quasi sempre data dall’uomo di ALEA è stata “NI”, ovviamente infarcita di molte, quanto inutili, considerazioni di come si comportano gli abitanti di Treviso. La perla più bella, però, è stata la classificazione delle deiezioni canine “Sono umido”, ha detto. Vanno perciò nel bidone da 120 litri che sarà svuotato (gratis) ogni quattro mesi. Oppure (a pagamento, 15 euro) quando si vuole. Prevedo un picco nella vendita di cani stitici (in alternativa, molta più cacca sui marciapiedi).
Per inciso,  si è appreso che ALEA conferisce la parte secca all’inceneritore di HERA, l’umido al “moderno impianto di compostaggio” di HERA di Cesena, vetro-carta-plastica non riesce a venderle, come del resto nessuno in questo periodo: domando “Ma a che diavolo serve ALEA, se alle fine fa  fare tutto ad HERA? Forse  a  fare un po’ di assunzioni in più? Oltre ad incarichi vari e posti in CdA?” Non era meglio fare una gara pubblica per mettere a bando gli stessi servizi?
In conclusione, pagheremo verosimilmente di più (e talvolta molto di più); la nostra qualità del vivere peggiorerà parecchio, con slalom fra orari e giorni per l’esposizione dei bidoni da svuotare, terrazzi e cortili (e peggio per chi non li ha) pieni di rifiuti maleodoranti; vetro, carta e plastica che recupereremo finirà comunque parte in discarica od incenerita e l’altra ammucchiata in qualche piazzale (in attesa di un provvidenziale rogo doloso, come avvenuto nei giorni scorsi in Lombardia); diminuiremo virtuosamente le quantità di rifiuto secco conferito all’inceneritore di Forlì, che compenserà bruciando una pari quantità di rifiuti di Ravenna o di Bologna. L’inquinamento dell’aria resterà lo stesso. In compenso qualcuno avrà trovato un comodo impiego nel nuovo “monopolio” di ALEA.

Roberto Orlandi


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